Piccole città come culla di grandi idee

Il commento del caposervizio della redazione di Empoli

Il capocronista della redazione di Empoli, David Bruschi

Il capocronista della redazione di Empoli, David Bruschi

Empoli, 1 settembre 2015 - NON SERVE essere geni per far divertire la gente, spingerla fuori di casa, mettere in circolo un po’ di divertimento. Basta usare la testa e farsi venire qualche idea. Non è roba complicata. E invece quante volte ci tocca sorbirci le solite sagre, le solite orchestrine, i soliti dibattiti. Che noia, che barba: forza, dateci qualcosa di nuovo. Dateci - tanto per dirne una - qualcosa come il «Beat Festival»: niente di rivoluzionario, ma che ha mostrato come si possa fare molto non con poco ma col giusto, se è vero che da venerdì a domenica ha messo insieme qualcosa come settantamila persone intorno a ingredienti semplici e quasi scontati: buona musica, cibo di qualità, sport, spazi per i giovani e aria aperta. Come si vede non c’è da inventarsi chissà cosa, basta miscelare in modo nuovo ingredienti sicuri.

A Serravalle, Empoli, in uno dei più bei parchi della Toscana (fra l’altro finora sottoutilizzato) con il Beat Festival s’è capito, per esempio, come oggi funzioni bene la formula che va oltre il classico concertone e che porta il rock a una dimensione quasi familiare, tanti erano i genitori, i bambini e gli anziani - naturalmente mescolati a torme di fans arrivati anche da fuori Toscana - che si sono divertiti ad aggirarsi fra le dimostrazioni di calcio e pugilato, i furgoncini dei panini-gourmet, i palchi finalmente accessibili alle giovani band in cerca di un po’ di pubblico. Qualcosa che parte dall’idea che sta dietro il Pistoia Blues e il Lucca Summer Festival (e che naturalmente guarda ai quei due super-eventi con l’umiltà con cui un allievo guarda il maestro indiscusso) e che prova a superarla. Per non ricadere nel già visto. Sono le idee che a volte germogliano nella Toscana dei piccoli centri e che oggi ci suggeriscono due cose. La prima: ogni città ha le sue ricchezze da valorizzare, basterebbe saperle vedere. E la seconda: c’è un alternativa all’estate dello sballo dei vari Cocoricò d’Italia. E anche questo era intuibile senza essere dei gran geni.