Video pornografici con bambini, arrestato giovane artigiano

Un trentenne di Castelfiorentino nella rete della polizia stradale

Polizia postale (Archivio)

Polizia postale (Archivio)

Empoli, 28 maggio 2015 - Hanno suonato alla sua porta per una perquisizione ordinata dalla procura di Milano, ma gli investigatori della polizia postale meneghina si sono trovati davanti ancor più materiale di quanto sospettavano. E’ per questo che nei confronti di E.F., elettricista di 33 anni di Castelfiorentino, è scattato il fermo. L’ accusa a suo carico è pesantissima, detenzione di materiale pedopornografico, contestata adesso da due procure, Firenze e appunto Milano. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori fiorentini, e secondo quanto il pm Fedele La Terza sottoporrà al giudice per le indagini preliminari in vista dell’udienza di convalida del fermo, archiviati in maniera quasi maniacale nel suo computer c’era un’enormità di file dal contenuto fin troppo esplicito. Immagini, video, riprese “professionali” e amatoriali provenienti da ogni parte del globo, tutte con protagonisti bambini. E l’analisi dei supporti informatici sequestrati all’elettricista non è ancora terminata.

E.F. non è sposato, non ha figli, vive con i genitori. Un lavoro normale, una famiglia come tante altre: se non fosse per le risultanze di una vasta e complessa indagine sulla pedofilia on line coordinata dalla procura di Milano, difficile sospettare qualcosa. Ma è stato così per gran parte dei 29 soggetti perquisiti all’alba dell’altra mattina. Il gip di Milano ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 individui. Si tratta di due disoccupati di 58 e 51 anni, di un sacerdote 49enne e di un operaio 51enne residenti rispettivamente ad Alassio (Savona) , Bordighera (Imperia), Lariano (Roma) e Roma. Indagini decollate nel 2012, attraverso il monitoraggio di spazi pubblicitari e siti web. Sotto la lente erano finiti, in particolare, alcuni servizi di condivisione di immagini ritenute sospette per via dei costanti riferimenti ai minori.

Una sorta di anticamera per gli utenti interessati alla pedopornografia che poi venivano traghettati sul altri canali per lo scambio di file multimediali illeciti, avvalendosi proprio delle caselle di posta elettronica. Un’attività, quella condotta dagli ‘orchi’ con accorgimenti tali, sul fronte della segretezza, da rendere necessaria l’adozione di tecniche investigative speciali, con tanto di agenti sotto copertura e intercettazioni telefoniche e telematiche per poterli incastrare. Una rete, quella messa in piedi, estesa a 35 Paesi esteri (complessivamente sono 204 gli utenti stranieri identificati grazie al supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e del Segretariato Generale dell’Interpol di Lione) dal Brasile al Canada, passando per gli Usa fino al Sud Africa. Il risultato sono immagini deliranti, dove i ragazzini vengono filmati anche con animali.

Stefano Brogioni