Mercoledì 24 Aprile 2024

Salvano cuccioli da morte certa: padre, figlia e un amore infinito per i cani

La storia di due persone che vanno in soccorso degli animali in difficoltà: ultima la cagnetta gettata nell’Elsa

Silvano Mannucci con la figlia Erika

Silvano Mannucci con la figlia Erika

Empoli, 29 gennaio 2015 - GUAI a chiamarli gli ‘angeli del fiume’. «Non abbiamo fatto niente di particolare, abbiamo soltanto dato una mano a cani di cui qualcuno, in modo vile, si era disfatto» rispondono secchi Silvano ed Erika Mannucci. Padre e figlia, accomunati da un amore profondo e sincero per gli animali e dalla voglia di prendersi cura di quelli in difficoltà. Un sentimento forte che per ben due volte li ha visti in prima fila nel salvare, nel maggio di quattro anni fa, due cuccioli e, neanche una settimana fa, una cagnolina piuttosto in là con l’età, da una brutta fine nelle acque dell’Elsa.

In entrambi i casi, qualcuno dall’animo crudele aveva lanciato i due animali come se fossero carta straccia dal ponticino che segna il confine tra Empoli e S. Miniato.

Silvano, pensionato, vive a Isola con la moglie Carla, i cagnolini Elsa e Mosè – ossia i cuccioli strappati al fiume – e un bel team di mici capitanato dalla gatta Chicca. Erika, un lavoro e un impegno di cuore come volontaria al canile Arca di Empoli, abita a Marcignana assieme al marito e al cane Botero, cucciolone con qualche acciacco conosciuto proprio tra i box di via del Castelluccio dei Falaschi, nonché gatti ‘arrivati e adottati’, un piccione salvato, tartarughe e chi più ne ha più ne metta.

«L’AMORE per gli animali fa parte di me da sempre – spiega Erika – Fin da piccola, portavo a casa ogni esserino in difficoltà. Crescendo, questo istinto si è fatto sempre più forte: prendermi cura di chi si trova nei guai fa proprio parte della mia filosofia di vita. Onestamente penso che volontariato sia sinonimo di civiltà: non serve essere attivo in qualche associazione per farlo, basta avere coscienza».

Quella coscienza che chi scaraventa cuccioli o compagni di una vita giù da un ponte certo non ha.

«Difficile spiegare cosa passa per la testa di chi agisce così – ammette Silvano, al cui fianco siede Rudy, il cagnolone della figlia Marica – Anche perché, non sono gli animali a venire a cercare, siano noi che decidiamo di prenderli in casa».

Il pensiero va rapido al 23 maggio del 2011, ai guaiti nel canneto, sdraiato dalla neve caduta in inverno. «Non riuscivo a individuare da dove provenissero i lamenti – ricorda con emozione – Fino a sera, con l’aiuto di un amico, cercai in lungo e in largo. La mattina dopo tornai e ripresi le ricerche: seguendo i latrati, trovai il primo cucciolo, ma dell’altro neanche l’ombra. Poi, per farla breve, nel pomeriggio, grazie all’intervento prezioso dei vigili del fuoco, i veri angeli di questi salvataggi, saltò fuori anche la femmina».

I due cuccioli, inizialmente accolto a casa Mannucci, non se ne sono più andati. «Quando me li sono trovati tra le braccia, dopo due giorni di ricerche – ammette Silvano – mi sono commosso. Così quando mia figlia mi ha detto che qualcuno si era fatto avanti per l’adozione, le ho risposto che Elsa e Mosè sarebbero rimasti con noi».

Altra sorte per l’ultima salvata sotto quel maledetto ponticino, troppe volte discarica di cuccioli senza colpe. «Sabato mia figlia, avvertita da una signora di passaggio, mi ha segnalato che c’era un cane nel fiume – ricorda Silvano – sono corso là. Per fortuna, vigili del fuoco e soccorritori sono riusciti a portare in salvo quella povera bestia terrorizzata. E’ stato un sollievo, ma non me la sono sentita di prenderla con noi. La tentazione c’è stata, ma oggettivamente tra i miei cani, quelli che durante il giorno mi affidano le mie figlie, e i gatti, il posto in casa nostra è davvero esaurito».