Futuro dell'Opg, la direttrice Tuoni attacca il sindaco

Masetti nel mirino:«Si interessa più della Villa che degli internati»

La direttrice dell'Opg Antonella Tuoni

La direttrice dell'Opg Antonella Tuoni

Montelupo Fiorentino, 15 marzo 2015 - Botta e risposta al veleno. Il futuro della villa medicea, che ospiterà ancora per poco l’Opg di Montelupo, divide. Restituire l’Ambrogiana ai cittadini o farne un carcere a custodia attenuata? L’intenzione del sindaco Paolo Masetti sembra chiara: «Difendere gli interessi della comunità nella consapevolezza che la presenza di una struttura carceraria sia incompatibile con il recupero di un pezzo importante di città». Non la pensano così i dipendenti della struttura e la direttrice Antonella Tuoni che a due settimane dalla chiusura rompe il silenzio: «Mi sarebbe piaciuto che lo stesso interesse che ora il sindaco mostra di avere per le mura della villa, lo avesse avuto per gli internati attivando la convenzione siglata dall’associazione nazionale comuni italiani e l’amministrazione penitenziaria, a cui tanti suoi colleghi toscani hanno aderito e che prevede l’impiego delle persone recluse in lavori di pubblica utilità».

«Mi sorprende – aggiunge dura la Tuoni – che Masetti imputi all’amministrazione penitenziaria una spesa pubblica inopportuna. I 7 milioni e mezzo investiti dal 2007 a oggi nella porzione di villa destinata a penitenziario sono stati opportuni per rendere vivibile la struttura nell’interesse dei detenuti ma anche dei lavoratori. E nella ragionata prospettiva di riconvertirla in istituto a custodia attenuata».

Ipotesi che per il sindaco non si concretizzerà. «Additare l’amministrazione cui appartengo, come unica colpevole della condizione in cui versa la parte nobile della villa e che ne ha decretato l’esclusione dal patrimonio mondiale dell’umanità – reagisce la direttrice – significa collocare il carcere al di fuori della collettività anziché tra gli obbiettivi principali delle politiche del territorio».

Già durante il seminario “Opg, addio per sempre” organizzato dal garante toscano dei detenuti Franco Corleone a Firenze una decina di giorni fa, la Tuoni aveva reso pubblica la propria posizione: «Smettendo i panni del direttore, la struttura ha una grande potenzialità. Un peccato non coglierla. Se nell’immaginario collettivo il carcere è tetro, sporco, scomodo, dove nelle celle si soffoca d’estate e si rabbrividisce d’inverno, è questa l’occasione giusta per migliorarsi, nonostante si tratti pur sempre di un luogo del dolore». Sarà lungo, imponente e costoso il restauro dell’Ambrogiana. «Un carcere a custodia attenuata potrebbe ospitare fino 160 detenuti in semilibertà o senza fissa dimora – aveva spiegato Corleone – Avere un presidio dell’amministrazione penitenziaria potrebbe aiutare i lavori di inizio. Sarebbe significativo e utile regalare ai semiliberi la gioia di contribuire all’abbattimento del muro che circonda la villa».

Nello stesso spazio, invece, potrebbe sorgere un museo della storia dei manicomi giudiziari. Un centro convegni. Un resort. Prima però è necessario che la Toscana si faccia carico dei suoi 50 internati. Per ora, tutto quello che sappiamo è che a Careggi è stata individuata una struttura transitoria; e altre (per i ‘dimissibili’, senza sorveglianza perimetrale) sorgeranno tra Aulla, Firenze e Volterra.