Omicidio via Fiume, la telefonata dell'assassino in fuga: "Ammazzati tutti, ora sto bene"

Dopo gli omicidi, Mirco Alessi ha chiamato un amico empolese

Omicidio in via Fiume, nella foto piccola Mirco Alessi fermato a Siena

Omicidio in via Fiume, nella foto piccola Mirco Alessi fermato a Siena

Empoli, 1 luglio 2016 - «Ho ammazzato tre transessuali, sono pieno di sangue, ora sto proprio bene...’». Sono le 6.05 di mercoledì mattina quando il telefono di C.V. squilla e chi sta dall’altra parte si lascia andare a una confessione, tutta d’un fiato. Una confessione che è conferma delle parole da brividi contenute in un sms ricevuto dallo stesso C.V., poche ore prima. «Apri facebook e vedi uno che sbotta». A inviarglielo alle 3.17, lo stesso amico diventato assassino. Mirco Alessi, autore del duplice omicidio di via Fiume a Firenze, costato la vita a un trans e una prostituta. Lo ha raccontato lo stesso C.V. ai carabinieri di Capraia e Limite, ai quali si è rivolto per testimoniate la follia di un uomo per lui, fino a quel momento, un conoscente. Si è recato nella caserma a due passi dall’Arno, per fornire dettagli agli investigatori che per ore, hanno dato la caccia ad Alessi.

In una giornata di assoluta follia. Una giornata nel corso della quale il 41enne di Signa ha fatto tappa anche nell’Empolese, attraversandolo nella sua fuga in FiPiLi, poi verso Siena alla ricerca di una libertà che non era ormai alla sua portata. Si è rivolto all’amico, subito dopo aver confessato ai genitori il massacro del trans brasiliano Manoel Gilberto Da Silva, 45 anni, in ‘arte’ Kimberly, e della 27enne dominicana Josephine Mariela Santos Cruz.

Uscito da via Fiume verso le 6, l’uomo corre in auto in via Palazzuolo 45 dove vive, dopo la separazione dalla moglie. Toglie maglia e jeans imbrattati di sangue, si riveste, rimonta sulla Citroen C1 rossa, forse sotto l’effetto della ‘sua’ coca. A quel punto chiama i genitori: «Babbo, ho fatto un macello. Ho ammazzato tre prostitute! E’ finita con le borse e con Tirrenia...». Una telefonata agghiacciante alla quale segue quella all’amico, già ‘avvertito’. E poi via, in superstrada, fino Santa Croce sull’Arno, a Tirrenia e Cecina. Sfidando il 112, con telefonate deliranti. Come l’ultima, verso le 23, dopo esser arrivato a Monticiano, nel Senese, che per lui ha significato la cattura.