Meningite, un anno senza Giovi. «Ma mio figlio è qui accanto a me»

Il bambino morì il 7 febbraio 2015. Il ricordo della mamma Paola

Giovanni Locci

Giovanni Locci

Cerreto Guidi, 5 febbraio 2016 - «Sarà una festa. Un’occasione in più per alzare gli occhi al cielo e sentirci vicini a lui, pregando tutti insieme». Un sorriso che contagia, serenità che fa riflettere e parole che raccontano un anno lungo un attimo, il primo da mamma senza il suo Giovi. All’anagrafe Giovanni Locci, Giovi è stato con i suoi 13 anni la prima e più giovane delle quattro vittime della meningite da sierotipo C nell’Empolese. L’infezione assassina se l’è portato via il 7 febbraio 2015. Una data scolpita nell’anima della mamma, Paola Tronci.

Cosa ricorda di quel giorno? «Bella domanda. Tutto. Ed è sempre un dolore non indifferente tornare a quei momenti. Giovi che chiude gli occhi per sempre, il via vai continuo di amici e parenti. La giovane psicologa che davanti al nostro rifiuto di assistenza, perché il nostro psicologo è Dio, è rimasta accanto a me: in silenzio, si è fatta sentire. La ricordo con affetto e la rivedrei volentieri».

Chi era suo figlio Giovanni ? «Un vulcano pieno di vita: per tutto si entusiasmava, rideva, si esaltava. Anche dei miei piatti: mi applaudiva ogni volta anche se io, a dire il vero, non sono una gran cuoca. E poi si faceva sentire: quando tornava con lo scuolabus, lo capivo dal coro di ragazzi che lo salutava e dal suo ciao strillato. Senza di lui, quest’estate via Puccini, la strada dove viviamo a Bassa, era un mortorio. Lui era la vita».

E adesso, cos’è per lei suo figlio? «Un angelo speciale che io sento vicinissimo. Vado al cimitero, accudisco la tomba, ma so che Giovi non è lì. Non avessi la fede e le certezze che porta con sé sarei impazzita. Non puoi accettare di aver un figlio sotto terra».

Domenica si chiuderà il primo anno senza di lui... «Strano pensarlo, mi creda. Vivo emozioni contrastanti: mi sembra tanto tempo che non lo vedo e allo stesso tempo ho la sensazione che se ne sia andato ieri. Perché in realtà lo sento vicinissimo a me».

Lo ricorderete in parrocchia a Bassa con il gruppo Gioventù ardente mariana. «Per me sì, sarà una festa. Non avverto la sofferenza di commemorare la morte, una parola che non sento mia. Ci sarà davvero tanta gente, domenica alle 17: amici e parenti che ci sono stati vicini, con un sorriso, un abbraccio. A loro va il mio grazie, come quello di mio marito Luigi e dei miei figli Andrea e Francesco».

E tra i canti della festa ci sarà anche quello ideato da Giovi... «Le racconto questa. Da musicista autodidatta compose alla pianola una melodia, ispirandosi al suono delle campane. La adorava e la faceva sentire a tutti. Dopo la sua morte non riuscivo a ricordarla. Mi è tornata alla mente, un giorno, all’improvviso, mentre con mio figlio Andrea ero al cimitero. E’ stato un attimo, ci siamo guardati e la ricordavamo. E’ stato toccante, commovente».

Da un dolore indescrivibile alla voglia di dare una mano con la onlus ‘Stop alla meningite’. «Siamo stati contattati da un gruppo di genitori in gamba. Ero titubante, poi il progetto ci ha conquistati. Adesso diamoci una mossa! (sorride, ndr): volantini informativi e incontri con la Asl, i prossimi passi. Troppi casi di meningite, una parola che fa paura. E che per me è un taboo».

Dopo il primo anniversario senza Giovi, il 21 marzo sarà il compleanno di suo figlio. Farete una festa in parocchia come lo scorso marzo? «Ancora devo pensarci, di certo quel giorno non passerà senza lasciare qualcosa a tutti noi. Questo è sicuro».