Venerdì 26 Aprile 2024

Dalla banca alla Serie A. Sarri, favola di provincia

A 55 anni trascina l’Empoli dei miracoli: "Che brividi in certi stadi..."

L'allenatore dell'Empoli Maurizio Sarri (Fotocronache Germogli)

L'allenatore dell'Empoli Maurizio Sarri (Fotocronache Germogli)

Empoli, 13 ottobre 2014 - Questione di etichette. O forse di carattere. Maurizio Sarri ha dovuto attendere 55 anni per sbarcare in serie A. Lo ha fatto attraversando tutte le categorie, lo ha fatto soprattutto vincendo. Dai dilettanti – dopo la rinuncia al lavoro in banca – fino al professionismo il passo non è breve, ma Sarri da Figline Valdarno ha completato il suo percorso.

L’Italia lo ha scoperto tardi perché il calcio funziona così. Eppure l’Empoli, il suo Empoli, è qui per miracolo. Ha preso la squadra da una quasi retrocessione in Lega Pro e l’ha portata faccia a faccia con Roma e Juventus. Alla società non ha fatto spendere un euro, al presidente Corsi ha fatto guadagnare con le cessioni di Saponara, Regini e prossimamente Rugani. L’errore più grave nel parlare di lui è definirlo originario di Napoli: c’è nato, ma non ci ha mai vissuto. Niente contro i partenopei, solo l’orgoglio di definirsi toscano. Altra etichetta sbagliata: i 33 schemi. Da una battuta che doveva rimanere tale è nata la leggenda di Sarri maestro nei calci piazzati. Quanto l’hanno frenata queste etichette?

«Abbastanza. La cosa che dà più fastidio è che ad affibbiartele sono persone che spesso non ti conoscono».

Eccoci in serie A: alla vigilia confessò di non saper prevedere l’impatto emotivo che avrebbe avuto Sarri, dopo sei giornate che impressione ha?

«Di una categoria dove i margini di errore sono ridotti al minimo. Non ti puoi permettere di sbagliare».

Da cosa dipende?

«Dalla qualità dei giocatori. Preparare la partita in serie A, almeno dal punto di vista tattico, è come farlo B. Il problema è che in questa categoria si ha spesso a che fare con elementi di valore internazionale, gente che risolve le partite in qualsiasi momento».

E i sentimenti di Sarri quali sono?

«Io ho un carattere particolare: quando vado in campo mi concentro sulla squadra e poco su me stesso, ma è chiaro che entrare in certi stadi fa sempre un certo effetto».

A proposito di carattere: Sarri stupisce per sincerità e schiettezza. Ma non dovrebbe essere questa la normalità?

«Probabilmente quello del calcio è un mondo dove talvolta bisogna affidarsi a banalità o frasi fatte anziché dire la verità, perché questa potrebbe turbare gli animi di qualcuno».

Sarri si affiderà alle banalità?

«Ho questo carattere da 55 anni: la vedo dura cambiare».

Non cambierà nemmeno l’atteggiamento con gli arbitri?

«In queste prime sei giornate sono stato allontanato due volte. Dovrò imparare a gestire le mie emozioni in panchina».