Azienda licenzia malato oncologico «Pronto a incatenarmi ai cancelli»

La Cgil: «Provocazione». La ditta: «Lo riassumiamo, ma in prova»

Massimo Fabozzi della Filcams-Cgil

Massimo Fabozzi della Filcams-Cgil

Empoli, 30 giugno 2016 - COIN SERVICE SPA, azienda di Empoli, ha licenziato un lavoratore di 43 anni, malato oncologico, con tre figli a carico e invalido al 50%, per aver superato di quattro giorni il limite di malattia dal contratto nazionale di lavoro. Questa la denuncia della Filcams-Cgil dell’Empolese-Valdelsa, che annuncia una mobilitazione sul caso. L’azienda, secondo il sindacato, avrebbe comunicato la disponibilità alla riassunzione con l’inserimento di una clausola che prevede 20 giorni di prova, nei quali, sostiene la Cgil, il dipendente non potrà ammalarsi. «La provocazione è evidente – dice Massimo Fabozzi della Filcams-Cgil – e la proposta non risolve il problema. Il lavoratore non sta bene, aver usufruito di tutti i giorni non vuol dire essere guarito, non può essere al lavoro. Per questo, sensibili alla solitudine e alla disperazione dei lavoratori, sempre più spesso utilizzati come ‘merce’, rimandiamo al mittente la proposta aziendale e siamo pronti alla mobilitazione perché sia fatta giustizia in un territorio ad alto capitale sociale e, salvo eccezioni, buone relazioni industriali. La CoinService – conclude Massimiliano Fabozzi – ancora una volta, con il suo comportamento, ingenera tossine e divisioni che impediscono un confronto positivo. Quanto prima decideremo e renderemo pubbliche tutte le iniziative che saranno messe in campo per tutelare e difendere i diritti del lavoratore da noi rappresentato». Di «vero e proprio insulto» parla invece Federico Gelli, deputato toscano del Pd che ha annunciato un’interrogazione ai ministeri della Salute e del Lavoro sul caso. Pronta la replica di Coin Service, secondo cui «la proposta era solidale» allo stato di salute del dipendente, a cui era stata garantita «stessa mansione ma inquadrata in un nuovo contratto che, quindi, prevede un nuovo periodo di malattia». Il periodo di prova, sostiene l’azienda, «sarebbe servito a valutare le piene potenzialità del dipendente stesso».

«E’ UN’AZIONE pretestuosa – racconta l’uomo, abitante a Brusciana –. Potevano avvertirmi, non stavo bene e quindi non ero lucido. Non ho mai avuto contestazioni al lavoro, mai ritardi. Sono sempre stato un dipendente modello anche in mansioni difficili per la mia salute. Di fatto mi hanno licenziato perché sono stato un anno malato e in quel periodo non ho prodotto. Ed è proprio questo che mi fa rabbia. Se avessi rubato, sarei stato zitto. Ma qui mi trattano come un numero e sono pronto a incatenarmi ai cancelli della mia ditta per far sapere a tutti che in Italia ci sono azziende che licenziano i malati di cancro che hanno sempre lavorato con impegno».

S. P.