Lazzeretto-Empoli, avventura quotidiana

La Nazione sale sull’autobus che ogni mattina porta decine di studenti in città

Inchiesta sul trasporto locale

Inchiesta sul trasporto locale

Empoli, 21 novembre 2014 - ORE 7.14, fermata di Lazzeretto vicino all’ufficio postale. Siamo lì, aspettiamo l’autobus della «Più Bus» che fa il servizio scolastico conducendo come avviene ogni mattina tanti studenti cerretesi e vinciani alle scuole superiori di Empoli. Vogliamo provare l’avventura che tutti i giorni attende i pendolari della nostra zona e per tutto quello che ci ha fatto compagnia fino all’arrivo a Empoli, la parola “avventura” pare davvero la più appropriata.

DOPO UNA BREVE attesa vediamo la grande sagoma blu del bus avvicinarsi e fermarsi per farci salire a bordo. Obliteriamo il biglietto e da lì, invece di un normale viaggio, ha inizio una vera e propria tortura in cui curve, rotonde e frenate sembrano uno scomodo giro sulle montagne russe fatto di prima mattina. Il perché? Immaginate un autobus che, partito da Lamporecchio, a Lazzeretto è già stracolmo di persone: trovare un posto a sedere è più difficile di vincere al Superenalotto e molti passeggeri, per la maggior parte studenti, sono in piedi accalcati gli uni agli altri proprio come noi, appiccicati come sardine tra persone, zaini e cartelline. In queste condizioni attendiamo l’arrivo a Empoli stringendo forte qualsiasi cosa possa aiutarci a stare in piedi, a non perdere l’equilibrio.

LA PRIMA tappa del bus verso le scuole empolesi è a Cerreto Guidi, zona ‘fiera’, fermata in cui di solito salgono molti passeggeri, ma che per nostra fortuna stavolta è deserta. A dir la verità dopo Lazzeretto nessun altro pendolare è salito a bordo, ma il carico di persone presenti già bastava ed avanzava per rischiare di cadere per terra o addosso a qualche altro sfortunato passeggero. Alle 7.35, arrivati a Empoli scendiamo dall’autobus, siamo alla fermata di via Sanzio, quella di fronte al complesso scolastico. Tiriamo un sospiro di sollievo che di lì a poco si trasforma finalmente in una grossa boccata d’aria, per un viaggio o meglio un’avventura che così com’è non auguriamo a nessuno, soprattutto a chi ogni giorno per motivi di studio o di lavoro deve sentirsi un piccolo Ulisse e sopportare la propria piccola Odissea.