La gioia del presepe è il canto dell’indifeso

Don Agostinelli fa parte del Movimento Shalom

Don Donato Agostinelli. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli.

Don Donato Agostinelli. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli.

Cerreto Guidi, 25 novembre 2015 - «E’ una iniziativa in linea con ciò che da qualche anno si respira in prossimità delle Festività. Una voglia sempre più forte di riscoprire le tradizioni e, nel caso del Natale, di avvicinarsi a un evento capace di scuotere le coscienze di tutti: la nascita di un figlio, in particolare il figlio di Dio che si fa uomo». Don Donato Agostinelli, 57 anni di cui gli ultimi venti trascorsi alla guida dell’arcipretura di San Leonardo a Cerreto Guidi, non ha dubbi sulla bontà dell’iniziativa promossa dal nostro giornale in vista del Santo Natale. «Il presepe è qualcosa che unisce, aldilà della fede - commenta il sacerdote che fa parte del movimento Shalom, in qualità di delegato per i paesi anglofoni in cui opera - Perché, di fatto, è simbolo di apertura alla vita, è gioia di scoprire il gusto di vivere. A maggior ragione, valori significativi in un momento in cui alcuni ci vogliono inculcare la paura di stare al mondo e il terrore degli altri».

Un messaggio da portare in alto anche a suon di statuette, più o meno artigianali o originali da sistemare in questo o quello scenario da cartolina, allestito ad hoc in scuole, case e chiese. «Come ogni anno metterò a disposizione ogni spazio della parrocchia a chi vorrà utilizzarli per allestire le Natività per la “Via dei presepi di Cerreto Guidi”, un evento in costante crescita - annuncia don Agostinelli - Aprirò come da tradizione le porte delle chiese del paese, della canonica ma anche della torre campanaria e della Palazzina dei Cacciatori. E fuori gara esporrò anche io i miei presepi». Statuette in arrivo da ogni angolo del mondo visitato dal parroco, in prima fila con il Movimento Shalom. «Tra i presepi che esporrò ce n’è uno con un Gesù bambino in legno di ulivo realizzato dagli artigiani cristiani di Betlemme - racconta - che arricchisco con le statuette degli animali acquistate negli anni durante i miei viaggi».

Un presepe assemblato, a suo modo simbolo di assoluta integrazione. «Del resto,la capannuccia è anche un’occasione di integrazione, soprattutto se ci si rivolge alle scuole - sottolinea don Agostinelli - Anche per chi non è cristiano, allestire un presepe può essere occasione per conoscere una cultura vicina, integrandosi. Non credo che realizzare una Natività, esaltazione della vita, possa offendere qualcuno. E’ il canto dell’indifeso, del bambino - spiega ancora - Oltre che racconto della storia di tanti, a partire da chi oggi come ieri, è costretto a fuggire, scontrandosi con gravi difficoltà. Di spunti attuali ce ne sono, eccome».