Il Chianti va all'assalto dell'Asia

Il Consorzio in Giappone, poi Singapore: 'Mercato in crescita'

L'inaugurazione della mostra del vino Chianti a Montespertoli

L'inaugurazione della mostra del vino Chianti a Montespertoli

Empoli, 30 novembre 2015 - Vino di frontiera a levante. Terminata l’International Wine & Spirits Fair di Hong Kong, il tour del Consorzio del Chianti prosegue in Giappone, nelle città di Osaka e Tokyo, con due giornate dedicate al Chianti. A dicembre si concluderà con la nuova tappa di Singapore. Il tutto mentre si attende la modifica del disciplinare per agevolare i controlli e ridurre l’imbottigliamento all’estero. Il presidente del consorzio, Giovanni Busi, spiega: «La nostra denominazione rappresenta da sempre il Made in Italy che tutto il mondo c’invidia e dobbiamo essere pronti ad affrontare questi mercati: il bacino asiatico sta diventando un importante e strategico sbocco per il vino italiano».

L’Asia pesa ormai per il 6,5% nell’export vinicolo italiano (contro il 4,6% di dieci anni fa) e rappresenta un importante mercato di sbocco per i vini rossi della Toscana: nel 2014 l’export nel continente di questa categoria (al cui interno il Chianti la fa da padrone) ha superato i 41 milioni di euro, vale a dire l’8% di tutte le esportazioni dei vini rossi toscani, con una crescita che solo negli ultimi quattro anni è stata del 186%. Ieri tappa a Osaka, domani Tokyo, paese dove il Chianti è ben conosciuto e ha mercato ma che continua a riscuotere un grande interesse.

La tappa conclusiva del tour sarà giovedì a Singapore. Un altro appuntamento di rilievo sarà il 16 febbraio, con l’anteprima che probabilmente si svolgerà ancora all’Ex Manifattura Tabacchi di Firenze. «Ed entro quella data – spiega il direttore Bani – confidiamo di avere in mano il nuovo disciplinare». Il presidente Busi ha in sostanza fatto presente questo: col nuovo disciplinare si avrà una filiera più corta, controlli più agevoli ed efficaci e senza aggravio di burocrazia per le aziende (già soverchiate dalla burocrazia ordinaria). In particolare, Busi ha fatto riferimento a un dato: tre quarti delle aziende del Chianti fanno imbottigliamento da sé e sono piccole o medie, a gestione familiare. I controlli coprono tutta la filiera dalla vigna alla cantina sino al supermercato o all’enoteca, «non è proprio il caso di aumentare le pratiche burocratiche». Ricordiamo altresì che il Chianti ha una produzione annua che oscilla tra i 700 e gli 800 mila ettolitri, con «capitale» di produzione Montespertoli che può anche andare oltre i 160 mila ettolitri.