I coreani chiudono Allegri e la ‘portano’ a Milano

La Polaris, società della multinazionale Lg, ha messo in mobilità i 61 dipendenti

Un momento dello sciopero (foto d'archivio)

Un momento dello sciopero (foto d'archivio)

Empoli, 1 agosto 2015 -  LA PROPRIETÀ dell’Allegri di Vinci, la milanese Polaris (della multinazionale coreana Lg) ha deciso di abbandonare il nostro territorio mettendo in mobilità, da oggi, i 61 dipendenti, dirigenti compresi. Questo il succo dell’incontro, il quarto, presso l’Unità di Crisi metropolitana a Firenze con istituzioni, azienda e organizzazioni sindacali. La decisione aziendale ha, di fatto, impedito anche di entrare nel merito di eventuali strumenti della Regione finalizzati a sostenere l’ipotesi alternativa di cui si era discusso al tavolo di crisi (unità locale prettamente commerciale che occupasse un numero inferiore di addetti), un’ipotesi interessante per il sindacato.

Citta Metropolitana e Comune di Vinci considerano molto grave la scelta dell’azienda e non abbandoneranno i dipendenti «operando in base alle leggi in materia di servizi per l’impiego (orientamento, formazione, riqualificazione), pur consapevoli che il reinserimento lavorativo sarà molto difficile. Il tavolo dell’Unità di Crisi resta aperto e a disposizione dei lavoratori».

«Noi eravamo disponibili – conferma Silvia Mozzorecchi, responsabile della Filctem-Cgil dell’Empolese Valdelsa – all’ipotesi della società di commercializzazione, ma ieri è stato imposto uno stop a qualsiasi scelta che non sia la chiusura. Resta in piedi l’outlet attiguo alla fabbrica di Spicchio fino a dicembre. Per il futuro si parla solo di un affitto».

ALLA BASE di tutto, secondo i vertici di Polaris, la filiale per la moda della multinazionale coreana, c’è un calo delle vendite del 40%. «Una percentuale che, secondo noi – prosegue Mozzorecchi – non giustifica la decisione di mettere tutto il personale in mobilità. Infatti non pensano a una chiusura pura e semplice quanto all’uso di imprese che lavorano conto terzi in Lombardia e che opererebbero anche per il marchio Allegri». A questo punto, il ‘brand’ non viene abbandonato: lo si trasferisce per continuare a utilizzarlo con minori spese. «Ciò significa la ‘morte’ certa a Spicchio, con conseguenze, al momento non quantificabili, anche per l’indotto. Tra i lavoratori, buona parte dei quali in cassa integrazione, qualcuno ha trovato un altro posto di lavoro, in alcuni casi a condizioni peggiori».