"Ho creato l'app anti-criminalità, ma devono attivarla i politici"

Simone Campinoti lancia l'appello agli amministratori pubblici

Simone Campinoti con il figlio Pierfrancesco dopo il furto nella sua auto. Nucci/Germogli

Simone Campinoti con il figlio Pierfrancesco dopo il furto nella sua auto. Nucci/Germogli

Empoli, 8 febbraio 2016 - Un click, semplice, intuitivo, forse banale. Nessuna parola da scrivere ma soltanto un telefono da digitare e un tasto da premere per tenere a bada i ladri, segnalare qualcosa di sospetto e magari chiedere aiuto in caso di malore. Il tutto in tempo reale.

In tempi di ronde via social, leggi WhatsApp dove i gruppi di cittadini attivi fioriscono di quartiere in quartiere, c’è chi ha studiato e progettato un’intera piattaforma per la vigilanza diffusa. "Tale da mettere in rete gli utenti in maniera sicura e controllata. Perché uno dei rischi dei gruppi spontanei, è che vengano in qualche modo monitorati dai ladri stessi così da diventare una bussola per i criminali". Parola di Simone Campinoti, presidente di Confindustria Empolese Valdelsa ma ancor prima di Ceam Group, realtà storica nella strumentazione industriale e controllo di processo oltre a domotica, robotica e nell’ambito della comunicazione e web.

"Il progetto è nel cassetto da un paio di anni - spiega Campinoti - Quando lo illustrai in un evento di Confindustria Chianti sulla sicurezza, in molti si dimostrarono scettici in quanto richiedeva a loro avviso troppa confidenza con la tecnologia".

Osservazione contraddetta dallo spopolare di gruppi social anti-ladro. "Per questa app è sufficiente una connessione web, non necessariamente un telefono di ultima generazione" spiega l’imprenditore. Più che mai motivato a portare avanti il progetto di vigilanza diffusa - tecnologicamente complesso e articolato - anche dai furti che lo hanno visto suo malgrado protagonista. A casa e fuori. «A mio figlio Pierfrancesco hanno sfondato il finestrino dell’auto in zona PalaExpo - ricorda - Un fatto che ha acceso il dibattito, spingendomi a perfezionare la piattaforma. Un sistema intuitivo: scarichi la app, la configuri e, quando avverti che qualcosa non va, tanto in tema sicurezza quanto in tema salute, clicchi sull’icona corrispondente all’emergenza in corso e invii il segnale».

Una comunicazione che raggiunge la piattaforma diffondendo il messaggio ai contatti. «Per rendere efficace il sistema è indispensabile la partecipazione di istituzioni e forze dell’ordine - sottolinea - Gli attori chiamati in causa, carabinieri e polizia per la sicurezza, 118 in quanto a salute». Ma la partecipazione ad ora non c’è. «Ci sono stati contatti con enti locali e politici - informa Campinoti - E abbiamo potuto contare sulla preziosa consulenza di alcuni uomini delle forze dell’ordine. Il sistema c’è, è assolutamente mobile ed è preventivo, diversamente dalle telecamere, fisse e utili solo a posteriori. Siamo disponibili a mettere a disposizione delle istituzioni progetto e parte della tecnologia, il resto in termini di costi e funzionalità devono farlo gli enti locali». Tasto dolente, le risorse. «Niente di proibitivo - assicura -, appena il costo di un impianto antifurto o di un paio di telecamere».