Uccise carabiniere dopo il rave, madre del killer e moglie della vittima unite dal dolore insegnano il perdono

A Grosseto Irene Sisi e Claudia Francardi parlano di riconciliazione / GORELLI POETA SUL WEB INFURIA LA POLEMICA / MATTEO GORELLI SCRIVE UN LIBRO DI POESIE / PENA RIDOTTA A 20 ANNI PER MATTEO GORELLI / RITO ABBREVIATO PER GORELLI / ARRESTI DOMICILIARI PER GORELLI / GORELLI IN TRIBUNALE-FOTO

Claudia Francardi, moglie di Antonio Santarelli, e Irene Sisi, madre di Matteo Gorelli

Claudia Francardi, moglie di Antonio Santarelli, e Irene Sisi, madre di Matteo Gorelli

Empoli, 26 settembre 2014 - SI SONO trovate di fronte più volte. Esorcizzando gli istinti con la forza del perdono. Oggi Irene Sisi e Claudia Francardi proseguiranno nel loro percorso intrapreso qualche anno dopo quel 25 aprile del 2011. Maledetto per entrambe. Il giorno che Matteo Gorelli, di Cerreto Guidi, diciannovenne all’epoca e figlio di Irene Sisi, colpì selvaggiamente alla testa Antonio Santarelli, marito di Claudia Francardi, l’appuntato dei carabinieri che lo fermò ad un posto di blocco poco lontano da un rave party cui il ragazzo era diretto, nelle campagne di Sorano. Il militare morì dopo un anno di coma, per le ferite gravissime che Gorelli gli procurò con un bastone. Il giovane di Cerreto Guidi, oggi ventiduenne, è stato condannato a vent’anni di carcere dalla Corte di Appello di Firenze, che sta già scontando nella comunità di recupero Exodus di don Ciotti a Milano. Irene e Claudia hanno trasformato il loro dolore in energia positiva. Diventando amiche. Cercando di riavvolgere il nastro fino a quella Pasquetta maledetta, dove la vita di entrambe si è trasformata in una specie di missione. Oggi Matteo Gorelli scrive poesie. Sta cercando di ricostruirsi una vita, deragliata in quel raptus omicida esploso all’improvviso. Irene e Claudia, che per la prima volta si incontrarono sei mesi dopo la tragedia, oggi siederanno una accanto all’altra alla festa parrocchiale di Santa Lucia, a Grosseto. Dove presenteranno «AmiCainoAbele», un’associazione pensata per aiutare altri a camminare dentro i sentieri della riconciliazione.

CLAUDIA ancora non ha letto le poesie di Matteo. «Il libro non è ancora uscito, avrei preferito che la cosa fosse rimasta riservata — dice la vedova di Santarelli — ma sono contenta perché sapevo di una sorpresa che Matteo voleva farmi, me lo aveva detto sua madre». Il dolore, appunto. Quello che ha devastato una donna rimasta sola a crescere un bambino adolescente. E una mamma che ha visto suo figlio sbattuto in una cella per il più feroce dei reati: l’omicidio volontario.

«DA QUELL’INCONTRO a ottobre è nato il nostro rapporto — dice invece Irene —. Venivamo da due ‘fronti’ opposti, ma ci siamo fidate subito l’una dell’altra. Lei per capire, io forse per sentirmi accettata. Perché mi sono sentita e mi sento sempre responsabile del gesto che ha compiuto mio figlio Matteo». Claudia ha deciso di dedicarsi anima e corpo a quella che pare diventata una missione. «Il perdono viene da Dio. E questo per me è più importante di qualsiasi altra cosa. Da quando ho visto morire Antonio mi sono ripromessa che avrei perdonato quel ragazzo. E ci sono riuscita». Andando anche oltre. Cercando di insegnare il perdono anche per i casi simili. Dove la rabbia e la vendetta possono prendere il sopravvento su tutto il resto.

L’ASSOCIAZIONE che presenteranno oggi sarà l’inizio di questo percorso. «Ci hanno invitato per parlare di questa cosa — dice Claudia Francardi —. Non saremo sole. Insieme a noi ci saranno anche altri nove amici che lavoreranno insieme a noi». Le poesie di Matteo faranno da apripista per capire cosa vuol dire iniziare a pensare: «Sono frasi che parlano del dolore di Antonio — conclude Claudia — e quindi il percorso che volevo si sta concretizzando. Credo fortemente nel perdono, per me è gioia pura».