Uccise carabiniere dopo il rave. Gorelli poeta, sul web infuria la polemica

"Ha ucciso un carabiniere e ora scrive versi". La reazione della casa editrice MATTEO GORELLI SCRIVE UN LIBRO DI POESIE / PENA RIDOTTA A 20 ANNI PER MATTEO GORELLI / RITO ABBREVIATO PER GORELLI / ARRESTI DOMICILIARI PER GORELLI / GORELLI IN TRIBUNALE-FOTO

Gorelli

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Empoli, 19 settembre 2014 - UCCISE un carabiniere, e cerca il riscatto guardandosi dentro e affidando la “nuova vita” ad una raccolta di poesie: «Io non ho nulla contro l’editore, ma ribadisco che ho un’altra etica», spiega il consigliere comunale di Montelupo nel cuore (una lista civica), Federico Pavese. A giugno, Pavese ha cominciato la sua quarta legislatura. Non è, insomma, una voce qualsiasi. Ed è una voce che attacca: «Welcome in Italy — ribadisce contattato ieri in proposito — Questo giovane ha ucciso tre anni fa un carabiniere, il fatto quindi è ancora fresco, e ora trova subito la casa editrice che gli pubblica le poesie. Io ribadisco che ho un’altra etica, e preciso che non ho nulla contro l’editore. Appunto, però, la penso in maniera differente». Il post di Pavese è stato fra quelli che ha dato vita a una valanga di prese di posizione su Facebook, dove si arriva addirittura a pensare ad una manovra commerciale da parte dell’editore. «La casa editrice – si legge in un post (non di Pavese, ndr) – l’ha considerata (la pubblicazione delle poesie di Gorelli, ndr) un’opportunità commerciale da sfruttare; sta al mercato decidere se ignorare questa proposta o meno». Ancora Pavese: “Penso che loro (riferendosi all’editore, ndr) abbiano un concetto dell’etica differente dal mio». Nei post si dice poi che tanti giovani mandano materiale agli editori, che spesso finisce nel famoso cestino o al massimo nel fatidico cassetto. Invece, per queste poesie si è proceduto alla pubblicazione. Ibiskos Risolo reagisce con durezza, affermando in primo luogo che «sono importanti i contenuti», e che nessuno è chiamato a dare patenti di moralità. «Lo scorso dicembre giunse alla casa editrice la madre di Matteo – racconta Antonietta Risolo – aveva con sé le poesie del figlio. Mi chiese se era possibile pubblicarle, e abbiamo detto di sì: anche a nostro parere rappresentano la volontà di aprirsi ad una vita nuova. E sono anche molto belle. La mamma, signora Irene, ci teneva a questa pubblicazione, così come, abbiamo saputo, ci teneva tanto». Antonietta Risolo aggiunge: «Per fortuna, abbiamo registrato anche prese di posizione equilibrate. Abbiamo avuto tante telefonate di persone che ci hanno incoraggiato dicendoci che si tratta di un buon lavoro. Sul web la gente si scatena, e spesso perde di vista la sostanza delle cose. Ad esempio, è del tutto fuori luogo dire che sfruttiamo commercialmente la vicenda Gorelli. Abbiamo stampato trecento copie del libro. Con trecento copie nessuno di noi avrà chissà quale successo commerciale. Abbiamo solo voluto testimoniare un nuovo percorso di vita, che è legittimo». In tutta questa vicenda editoriale, poi, non è mai stata sfiorata la vicenda processuale: «Questa è una cosa – riconosce Risolo – e le poesie un’altra». Ibiskos Risolo ha avuto senza dubbio coraggio, così come sono coraggiose la madre di Matteo, Irene Sisi, e la moglie dell’appuntato Antonio Santarelli, morto per le conseguenze del colpo di bastone di Gorelli, Claudia Francardi. Il destino aveva assegnato loro fronti opposti, loro l’hanno sfidato e vinto: tra le due donne è scaturita l’amicizia, poi hanno fondato l’associazione “AmiCainoAbele” che verrà presentata ufficialmente (come confermato dalla signora Irene) il 26 settembre alle 18 durante una manifestazione alla parrocchia di Santa Lucia a Grosseto.