Condannato per l’omicidio di un carabiniere: "Io, Matteo Gorelli, scrivo un libro di poesie per cercare una nuova vita"

Sconta in comunità 20 anni per l'omicidio di Antonio Santarelli / PENA RIDOTTA A 20 ANNI PER MATTEO GORELLI / RITO ABBREVIATO PER GORELLI / ARRESTI DOMICILIARI PER GORELLI / GORELLI IN TRIBUNALE-FOTO

Matteo Gorelli, 22 anni: ne aveva appena 19 quando uccise un carabiniere e ne ferì un altro

Matteo Gorelli, 22 anni: ne aveva appena 19 quando uccise un carabiniere e ne ferì un altro

Grosseto, 17 settembre 2014 - ERA il giorno di Pasquetta del 2011 . Matteo Gorelli, 19 anni, di Cerreto Guidi, in auto con un gruppo di altri tre amici minorenni (di Vinci, Limite e una ragazza di Lastra a Signa, sempre dichiaratisi estranei all’aggressione), venne fermato vicino Sorano, nel grossetano — per l’esattezza a San Martino di Manciano da una pattuglia dei carabinieri ad un posto di blocco. I giovani si stavano recando a un rave party. Una volta sceso dalla vettura, secondo la versione più accreditata Gorelli colpì da solo con un bastone i militari. L’appuntato Antonio Santarelli morì un anno dopo, il collega Domenico Marino rimase gravemente ferito a un occhio . Dopo l’ergastolo in primo grado (le accuse più pesanti erano omicidio volontario e tentato omicidio), lo scorso anno la corte d’assise d’appello di Firenze ha ridotto a venti anni la pena a Matteo Gorelli, che si trova nella c omunità Exodus di don Mazzi a Milano. Il 15 ottobre i tre amici di Gorelli, all’epoca minorenni, compariranno davanti al tribunale dei minori di Firenze per rispondere delle accuse di concorso in omicidio volontario e tentato omicidio e rapina. Gorelli ha sempre scagionato gli amici dalla partecipazione materiale all’aggressione, ma le motivazioni con cui la corte d’assise d’appello di Firenze il 25 settembre 2013 gli ha ridotto la pena, sembrano ipotizzare scenari alternativi. I giudici di secondo grado, dopo l’esame di fonti di prova e testimonianze, sostengono che non è vero che uno dei tre minorenni «sia rimasto pietrificato nei pressi della Clio, facendo un passo avanti solo per vociare all’indirizzo di Gorelli al momento dell’aggressione, e d’altronde — si legge ancora nelle motivazioni — è lo stesso Gorelli che lo smentisce quando lo posiziona a fianco della macchina dei carabinieri nella fase in cui sostiene di aver preso dall’interno della stessa i verbali (della multa per guida in stato di ebbrezza, ndr) su solelcitazione dell’amico, e la torcia». Sulla ragazza non esisterebbero sospetti particolari, che invece graverebbero anche sul terzo ragazzo di quella sciagurata ‘zingarata’ in Maremma. In sostanza, la corte d’appello ipotizza che almeno uno dei minorenni abbia partecipato alla tragica aggressione ai due militari.

«C ERCO un percorso nuovo . U na vita nuova » . Ieri poco dopo mezzogiorno Matteo Gorelli, 22 anni (è nato a Firenze il 4 gennaio del ’92 ma è cresciuto e viveva a Cerreto Guidi), si accingeva a dare l’esame di l etteratura italiana contemporanea: studia Scienze dell’Educazione alla Bicocca di Milano. E’ agli arresti domiciliari nella c omunità Exodus di don Mazzi. Dove ha trovato lo spirito di scrivere una raccolta di poesie. Nel percorrere questa strada di rieducazione e maturazione, Matteo Gorelli ha tempo di fermarsi più di un attimo, di guardarsi dentro : « Ho sempre composto versi, sin da piccolo – dice emozionato al telefono, evitando qualsiasi accenno al delitto – ma non avevo mai coltivato questa passione » . Che invece viene fuori, con tutta la forza innovatrice dell’anima, nel momento in cui, appunto, il ragazzo condannato per omicidio guarda dentro di sé: ha affidato una trentina di poesie all’editore empolese Ibiskos Risolo, che le ha pubblicate in un libro uscito ieri, con prefazione di don Antonio Mazzi ( il titolo è “A 20 anni tra nebbia e ossigeno”, introdotto da Monia Balsamello, sempre della casa editrice).

Entro pochi giorni il volume sarà nelle librerie, a cominciare da quelle dell’Empolese. Tra i versi, c’è anche un prosa che sembra dettata direttamente dal cuore. Ecco un passaggio: « Mi piacerebbe sentirmi perdonato, ma mi viene da pensare che ce lo si debba meritare, almeno con un coerente cambio di condotta » . Il libro di poesie, insomma, pare voler essere l’inizio di quest o tentativo di “ vita nuova”, di “cambio” dal profondo . Tramite Antonietta Risolo, alla testa della casa editrice empolese, è stato possibile ieri parlare brevemente con Matteo Gorelli, con cui (in quanto la fase processuale è tuttora in corso) ovviamente non si è entrati nel dettaglio della tragica vicenda. Oltretutto, lo stesso giovane cerretese desidera massima discrezione. Si è invece parlato del libro del “cambio”, della svolta: « Per me – spiega Matteo Gorelli qualche istante prima di affrontare l’esame universitario – questa raccolta vuol e appunto rappresentare un percorso nuovo. Una vita diversa . Ogni giorno mi interrogo su che cosa significhi essere una persona diversa da quella che sono stato . L’esperienza con don Mazzi mi sta aiutando. Adesso studio Scienze dell’Educazione, mi accingo a fare l’ultimo esame del primo anno, poi a ottobre comincia il secondo. La passione per la letteratura? Sin da piccolo ho composto versi ma non potrei dire di averla coltivata in maniera decisa fino a qualche tempo fa. Ho letto molto, da Hesse a Dostoevskij. Poi però, guardandomi dentro, è riemersa questa necessità di fare poesia » . Una passione giovanile, anzi quasi infantile per i versi, però lo studio alle superiori aveva portato Matteo Gorelli in un’altra direzione: « Avevo cominciato con il liceo scientifico, però ho preso il diploma all’istituto tecnico. Mia mamma Irene ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione del libro : è stato come un regalo di Natale, lo scorso dicembre, che lei mi ha fatto. Dopo quello che era successo non si parlava più di regali di Natale. Mia mamma h a contattato Antonietta Risolo e le ha portato le trenta poesie » . La fase di lavorazione del volume è sfociata ieri nella pubblicazione. I minuti passano, ed è tempo d’esame. M amma Irene al telefono ribadisce come sempre che la vicenda giudiziaria è materia di avvocati. La vicenda umana no: « Lui è in queste poesie, ci teneva tanto a realizzare questo libro. Per mio figlio, è l’ inizio d ella ricerca di un’ esistenza nuova , migliore. E sì, la letteratura gli è sempre piaciuta » . Adesso pagine e versi possono diventare un’ancora dove aggrapparsi.