La Città Metropolitana di Firenze, quando il sogno diventa incubo

Il nuvo ente esiste, certo, ma le risorse sono poche e il personale scarso

Brenda Barnini e il primo cittadino metropolitano Nardella

Brenda Barnini e il primo cittadino metropolitano Nardella

Empoli, 8 agosto 2016 - TALVOLTA i sogni degli amministratori locali, o dei parlamentari, possono diventare incubi. Pare proprio che questa considerazione si adatti perfettamente alla Città Metropolitana, visto che lo stesso numero due dell’ente, il sindaco di Empoli Brenda Barnini, ha detto durante la conferenza stampa di venerdì che, «se non si concedono maggiori funzioni e risorse alle Città Metropolitane, le possiamo anche abolire». La sensazione, quindi, è che la misura sia colma. Nonostante i provvedimenti del governo (non si è considerato lo sforamento di bilancio e in questo Firenze era tutt’altro che sola, altre Metropoli avevano fatto lo stesso), resta il fatto che le risorse latitano e che al nome, forse pomposo, dell’ente al momento non risponde sostanzialmente che una Provincia, sia pure con competenze diverse. Non è un caso, infatti, che il sindaco Dario Nardella, patron di Palazzo Vecchio e della Metropoli, punti a una Città più ampia, ben al di là dei confini della vecchia Provincia, inglobando Prato e Pistoia, nel solco del piano regionale di alcuni anni fa.

DI CITTÀ Metropolitane nel dibattito istituzionale italiano si parla da molto tempo. Nel 1990 la riforma degli enti locali ipotizzava questo nuovo organismo per il quale, in forza anche dei problemi di sviluppo e di omogeneità sociale, si pensava a una dotazione finanziaria più pesante. Le manovre con tagli agli enti locali c’erano già a quel tempo (ancora si respirava, però), e una prospettiva di maggiori entrate faceva venire l’acquolina in bocca a chi doveva gestire le mille esigenze dei cittadini a livello locale. Quella norma restò però lettera morta. Sia per la ritrosia di alcune forze politiche, timorose di perdere potere, che per la stessa paura dei Comuni più grandi, e dei più piccoli.

LE METROPOLITANE riaffiorarono nella riforma costituzionale del 2001, ma è stato necessario arrivare al 2015 per vederle concretizzate. Si devono occupare di sviluppo strategico del territorio, di promozione e gestione dei servizi e delle infrastrutture delle città nonché di relazioni istituzionali. È tanto, forse, ma se non ci sono i soldi la cosa diventa grottesca, in quanto è impossibile rispettare i compiti d’istituto. Tanto per capirsi, per quest’anno, a meno di provvedimenti dell’ultim’ora, la Città Metropolitana di Firenze avrà gli stessi soldi del 2015, già non a livelli entusiasmanti. Tanto per capirsi, la Metropoli fiorentina, che eredita le spoglie della Provincia, si trova anche con personale diminuito (come tutte le altre omologhe, in via di dismissione) rispetto all’ente guidato da Andrea Barducci, l’ultimo presidente eletto di Palazzo Medici Riccardi.