E’ morto Vittoriano Bitossi. Addio al re della ceramica

Il patron del Gruppo Colorobbia aveva 94 anni

Bitossi nel ’98 fu insignito del cavalierato del lavoro  e nel 2014 diventò commendatore

Bitossi nel ’98 fu insignito del cavalierato del lavoro e nel 2014 diventò commendatore

Empoli, 18 gennaio 2018 - GRAVE lutto nel mondo dell’imprenditoria, ieri sera si è spento Vittoriano Bitossi, patron del Gruppo Colorobbia, la multinazionale con sede nell’Empolese Valdelsa. Aveva 94 anni, quasi un secolo di grandi conquiste e progetti, l’ultimo presentato proprio la scorsa settimana: ‘Fabbrica Innovazione’, con 17 milioni di investimento, coordinato da Paolo Pinelli. Bitossi è morto nella sua casa, circondato dall’affetto dei propri familiari. Una perdita che lascia la comunità scossa. E’ lui che ha elevato Montelupo alla conoscenza del mondo per aver guidato la prestigiosa Colorobbia dalla lontana epoca della Seconda Guerra Mondiale in poi. Sposato, lascia due figli, Cinzia e Marco. Il padre Guido morì nel 1937 lasciando quattro eredi: Mario e Marcello, Vittoriano e Carlo, fratello minore. Ancora giovanissimo, in tempi molto difficili, Vittoriano Bitossi andò al timone dell’azienda che tenne dritto insieme alla famiglia nel ’44 con il passaggio del fronte.

BITOSSI il visionario, l’imprenditore che ebbe coraggio di osare e di trasformare col tempo la manifattura in colorificio: un gigante presente in varie nazioni, dal Brasile all’India fino alla Cina e agli Usa, che oggi conta circa 540 milioni di euro di fatturato con oltre 2.100 addetti, comprese le attività all’estero. Alla scomparsa del padre, appena quattordicenne, fu costretto a interrompere gli studi per aiutare la madre e i fratelli nella prosecuzione dell’attività. Nel 1940, a diciassette anni, gli fu affidata la responsabilità imprenditoriale dell’azienda: ebbe intuizioni e coraggiose iniziative. Nel ’98 fu insignito del cavalierato del lavoro, mentre nel 2014, la presidenza della Repubblica lo nominò commendatore. A suo nome esiste una fondazione che si occupa di diffondere la cultura della ceramica. Diceva – vedendo lontano, molto lontano – che ricerca e scuola erano le colonne dell’industria. Non solo tanti posti di lavoro: la prerogativa era la forte impronta locale nelle maestranze.