Ultras pisani scarcerati, parla l'esperto. Non stupitevi, ci sarà un processo

Il penalista Gambogi analizza la decisione del giudice dopo gli scontri

Il materiale sequestrato dalla polizia al termine degli scontri sulla Tosco Romagnola

Il materiale sequestrato dalla polizia al termine degli scontri sulla Tosco Romagnola

Empoli, 21 settembre 2016 - «La giustizia sportiva avvii una riflessione seria sulla necessità di rendere le società ‘responsabili’ delle azioni compiute dai loro tifosi». E’ lo spunto che arriva dall’avvocato Gianluca Gambogi, penalista ed esperto di diritto sportivo, chiamato in causa per cercare di decifrare il dopo scontri di Pisa-Brescia. Uno scenario che ha fatto discutere. La gente mal si spiega, scorrendo i video del ‘faccia a faccia’ ultras-polizia, come il giudice monocratico Sabrina Gallini possa aver detto no alle richieste del pm Giovanni Solinas: custodia cautelare in carcere per quattro degli otto ultras arrestati per resistenza, danneggiamento e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, arresti domiciliari per gli altri.

Rendersi responsabili del ferimento delle forze dell’ordine non è un fatto grave?

«Il giudice ha convalidato gli arresti, dunque ne ha confermato la legittimità e, di conseguenza, la gravità del gesto».

Tuttavia si è fermato lì, non accogliendo le richieste del sostituto procuratore...

«Premesso che le mie riflessioni sono di carattere generale, non conoscendo direttamente le questioni giuridiche e avendo appreso le notizie dalla stampa, ritengo che le richieste della procura, stando ai fatti, fossero legittime. E’ altrettanto vero che il giudice prima di disporre le misure cautelari valuta una serie di dettagli».

Si spieghi meglio...

«Ci sono dei ‘paletti’ ben precisi in merito. Ma, ripeto, la decisione maturata dal giudice non significa che non sia stata valutata la gravità dei fatti».

Insomma, il fatto che gli otto ultras siano tornati a casa non deve sorprenderci?

«Può sorprendere l’uomo comune, ma non è un fatto sorprendente. Accade, non è raro e non significa ‘sottovalutare’. Ed è importante chiarire che le decisioni dell’autorità giudiziaria vanno sempre rispettate».

Detto questo c’è da attendere il processo, fissato per il 3 novembre al palgiustizia di Firenze...

«Esatto. Il processo vero e proprio deve ancora svolgersi. In quella sede il giudice stabilirà la responsabilità penale e, di conseguenza, la pena. E’ una fase successiva».

Giustizia ordinaria ‘applicata’ ad ambiti, se me lo concede, sportivi. Che ne pensa?

«Penso che questi fenomeni legati a eventi, in questo caso connessi al mondo del calcio, sono fatti ricadere su forze dell’ordine e magistrati quando si potrebbe intervenire diversamente».

E come?

«Potrebbe occuparsene la giustizia sportiva, magari obbligando le società a essere responsabili delle tifoserie. La critica tocca sempre forze dell’ordine, procura e giudici, ma il problema ha ben altre dimensioni».