Il Progresso si ferma: chiuso il bar della sparatoria

La questura: "E' frequentato da pregiudicati". L'Arci non ci sta

Arci contro la chiusura del circolo Il Progresso (Gianni Nucci/Fotocronache Germogli)

Arci contro la chiusura del circolo Il Progresso (Gianni Nucci/Fotocronache Germogli)

Castelfiorentino, 18 gennaio 2017 - «Chiudendo i luoghi di accoglienza, per quanto fragili, si rende ancora più debole il territorio. Per questo, chiediamo che il circolo rimanga aperto». Una presa di posizione decisa e unita: promotori i circolo Arci castellani e con loro l’Arci Empolese Valdelsa. A innescarla il provvedimento di chiusura forzata, deciso dalla questura, consegnato giovedì al gestore del bar perché il locale dopo la sparatoria che ha visto coinvolti clienti pregiudicati non è ritenuto sicuro.

«Il fatto non può non turbare: è un evento di sangue – spiega Chiara Salvadori, alla guida dell’Arci Empolese Valdelsa –. Come associazione però vogliamo difendere il ruolo dei circoli: la loro presenza non può essere considerata una minaccia o un pericolo». Il riferimento è a «reazioni inaspettate espresse anche da persone di rilievo istituzionale, tra gli altri la senatrice Laura Cantini: con le loro parole lasciano intravedere un disconoscimento del ruolo dei circoli e minano legami di solidarietà».

Niente caccia al colpevole perché «la ricerca dei responsabili spetta ai carabinieri. Non possono essere le associazioni a scovare buoni e cattivi. Noi, insieme a istituzioni, politica e comunità, possiamo impegnarci ad avviare un percorso mirato a superare le difficoltà che esistono a livello sociale. Fino a questo momento, invece ha prevalso uno spiacevole dibattito che ha chiamato in causa lo stesso circolo dichiarandolo luogo insicuro e rischioso per la comunità». Il messaggio è ancor più forte visto che parte dalla «prima casa del popolo castellana – sottolinea Giuliano Cintelli, consigliere del Progresso –. Trent’anni fa, dopo un episodio del genere tutti avrebbero affollato il locale, adesso no. Il questore con questo atto impedisce anche la vita associativa. Si prende un provvedimento contro la gestione senza considerare che le autorità, seppur chiamate alle prime avvisaglie, sono arrivate dopo i tragici fatti – prosegue il consigliere –. E la gestione si è messa subito a disposizione, collaborando alle indagini». La voce si spezza.

«Davanti al cartello ‘bar chiuso per alcuni giorni’ i soci frequentatori sono sbalorditi – riprende Cintelli –. Le affermazioni che ci sono state rivolte anche in maniera offensiva: come negli anni ’50 il bar gestito dai siciliani era per siciliani, così qui gestito da una giovane albanese è il bar degli albanesi. Ma non è così: qui ci sono persone di ogni età e nazionalità. L’Arci è integrazione: questa casa del popolo è quella storica. Non può stare chiusa».