Sigilli all'agriturismo: c'era un deposito di rifiuti pericolosi

Allarme ambientale: sequestrata la struttura

I carabinieri (foto d'archivio)

I carabinieri (foto d'archivio)

Montespertoli, 11 novembre 2017 - In piena estate, nella struttura ricettiva, gestita da un uomo e una donna di Montespertoli, c’erano turisti ignari di ciò che accadeva poco distante dalla loro vacanza. Rifiuti pericolosi, vedi olio esausto, filtri e lana di vetro, accumulati sul terreno con il rischio di inquinare suolo ed eventuali falde acquifere. Emissioni di ceneri derivate dalla combustione incontrollata di cippati di legno, emesse nell’atmosfera o, più semplicemente, nell’aria. In altre parole, reati di natura ambientale, messi in atto in un vero paradiso per gli amanti della Toscana ‘green’, tutta passeggiate e degustazioni. A Montespertoli. Reati che sono costati i sigilli a una struttura agrituristica. Li hanno apposti mercoledì i carabinieri della Compagnia di Scandicci, eseguendo il sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Firenze, Paola Belsito, su richiesta del sostituto procuratore Alessandra Falcone. Il provvedimento è scattato al termine di un’attività di indagine avviata nel luglio scorso.

Gli accertamenti svolti hanno accertato l’utilizzo di una centrale di cogenerazione di energia elettrica a biomassa: niente di strano di per sé, se non fosse che erano omessi i controlli annuali delle emissioni in atmosfera. In più, nella proprietà, era presente un deposito di rifiuti pericolosi direttamente sul suolo, realizzato senzale precauzioni e le autorizzazioni previste. Tra le sostanze stoccate vi erano olio esausto, filtri dell’olio e d’aria, lana di vetro, ceneri e segatura, il tutto senza osservare le condizioni di utilizzo della biomassa.

Insomma, in barba a quanto disposto da legge e buon senso. Un quadro che ha spinto l’autorità giudiziaria a intervenire chiudendo le porte dell’agriturismo i cui titolari sono indagati anche per non aver rispettato un’ordinanza emessa dal sindaco Giulio Mangani. L’argomento? Tutt’altro che un ‘vizio’ di forma. Il provvedimento disponeva la cessazione immediata delle attività con divieto assoluto di utilizzo della piscina, in attesa del ripristino delle condizioni di normalità: nell’acqua di balneazione, erano stati rilevati valori inquinanti molto elevati.