«Mia nonna ricoverata 13 giorni. Poi è morta e non sappiamo perché»

La nipote di un’anziana paziente racconta un’odissea in reparto

Il pronto soccorso di Empoli. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli

Il pronto soccorso di Empoli. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli

Empoli, 29 marzo 2017 - «Mia nonna è rimasta in ospedale più di 10 giorni e, nonostante questo, nessuno sa dirci cosa sia successo, perché è morta». Parole di rabbia e delusione quelle della nipote di una donna di 87 anni ricoverata all’ospedale di Empoli e lì morta dopo 13 giorni dal ricovero. L’anziana paziente era stata accompagnata al pronto soccorso il 12 marzo su indicazione della guardia medica consultata perché accusava difficoltà respiratorie. Dopo la visita, i medici, sospettando un affaticamento cardiaco, l’hanno ricoverata per ulteriori accertamenti. Dopo una notte e un giorno su un letto di pronto soccorso, senza mangiare e senza poter incontrare i familiari, l’anziana paziente è stata portata in reparto nel tardo pomeriggio di lunedì 13 marzo. Viste le evidenti difficoltà respiratorie, era stata attaccata all’ossigeno. Alla richiesta di indicazioni sulle condizioni della nonna, racconta la nipote, è stato risposto che «per poter parlare con un medico dovevamo presentarci a uno dei ricevimenti settimanali del lunedì, mercoledì o venerdì. Visto che erano le 18 di lunedì, avremmo dovuto aspettare mercoledì 15. Il giorno dopo, però, una dottoressa, su insistenza di mia madre, ci ha frettolosamente spiegato che i livelli di sale erano bassi e che la nonna aveva liquido nei polmoni». Ipotesi poi confermata il mercoledì dal medico del reparto: «Il dottore mi ha spiegato che l’affaticamento e il liquido nei polmoni erano dovuti probabilmente al nuovo manifestarsi di un tumore, operato anni prima, e che per confermare questa diagnosi era necessario sottoporla urgentemente a una Tac. Peccato che mia nonna sia stata sottoposta all’esame solo 11 giorni dopo questa diagnosi».

Durante questa attesa, i medici hanno provato più volte a diminuire la quantità di ossigeno somministrato, ma ogni volta le condizioni della 87enne peggioravano. «Mia nonna si stava indebolendo – continua la nipote –, non riusciva più a deglutire, non mangiava e beveva a stento con l’aiuto di un cucchiaino». Lunedì 20, dopo 8 giorni dal ricovero, nonostante l’evidente peggioramento delle sue condizioni, non era ancora stata sottoposta a nessun accertamento decisivo e visti i problemi di deglutizione, i medici avevano suggerito una visita con la logopedista. «Dopo la visita – aggiunge la nipote – la dottoressa ha detto che i livelli di ossigeno somministratole erano troppo bassi, per questo non riusciva ad alimentarsi. Nonostante il suo parere, però, né la terapia, né la quantità di ossigeno sono state modificate». L’87enne è stata finalmente sottoposta alla Tac martedì 21. «Dopo la Tac – continua la nipote – i medici hanno cambiato versione più volte: prima ci hanno tranquillizzate dicendo che il tumore non era tornato, dopo qualche ora, però, hanno iniziato a dire che la massa tumorale c’era ma che, a causa dell’acqua nei polmoni, l’esame non era riuscito a evidenziarla. Un incubo».

Nel pomeriggio di mercoledì 22, l’anziana paziente ha cominciato a essere alimentata artificialmente e poi è stata sottoposto a un trattamento per aspirare il liquido nei polmoni. Ma il giorno seguente, quando hanno provato a sottoporla nuovamente alla Tac, il liquido si era già riformato. Venerdì 24, l’87enne ha avuto una crisi respiratoria e sabato 25, nel primo pomeriggio, è morta. «Mia nonna – racconta la nipote – aveva 87 anni ma era lucida e vigile, capiva bene che qualcosa non andava. Sono state due settimane di rinvii, di scuse, di giustificazioni da parte dei medici. Nessuno sapeva niente e nessuno sembrava far niente per capire. Nessuno mi restituirà mia nonna, ma se raccontare la sua sofferenza può evitare che casi come questo si ripetano, sono contenta di averla raccontata».