Un ambulatorio per curare i malati di social network

Il progetto della Misericordia

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Empoli, 25 settembre 2016 -  Adolescenti chiusi in stanza con lo sguardo perso dentro lo schermo del pc o dello smartphone. Che soffrono di nomofobia, cioè della paura di rimanere sconnessi alla Rete. Sono sempre di più, anche in Italia, gli hikikomori. Il termine è giapponese e individua quei giovani «sepolti in casa« cercando in internet risposte, soluzioni, amicizie, relazioni. Guai a togliere loro la connessione. Vengono assaliti da ansia, panico, diventano aggressivi. Inutile girarci intorno: si chiama dipendenza da internet e va curata. Nasce a Empoli il primo centro toscano (il secondo in Italia) per la diagnosi e la cura dell’abuso da internet e social network. Sarà attivo dal primo ottobre all’interno dei locali della Misericordia di Empoli, nella sua sede di via Cavour. A dare l’input è stato il giovane dottor Giammarco Simoncini, ventisettenne di Capraia Fiorentina laureato in psicologia all’Università di Pisa. Con la sua tesi sulla dipendenza da Facebook – anch’essa tra le prime in materia a livello nazionale – ha studiato un fenomeno diventato ormai trasversale, che colpisce con maggiore incidenza i giovani, ma anche sempre molti più adulti. Simoncini, che lavorerà come counselor, sarà affiancato dal dottor Andrea Taddei e da una rete di professionisti tra medici, psicoterapeuti, avvocati.

Il centro è stato presentato ieri con una conferenza nella sala riunioni della Misericordia empolese. In platea famiglie con figli adolescenti, ma anche insegnanti ed educatori, tutti molto interessati, perché la patologia è attuale, ma ancora molto sconosciuta e sopratutto difficile da gestire. «Il centro – spiega Taddei – non fa prevenzione, questo aspetto viene già affrontato nelle scuole attraverso incontri con psicologi e polizia postale. Ma la prevenzione in questo campo non basta. Qui diagnostichiamo e forniamo una cura a una dipendenza patologica. Indirizziamo, diamo consigli e informiamo sull’uso virtuoso che di internet e dei social network si può fare«. Sì perché di internet «non si può più fare a meno, e sbagliato sarebbe privare i nostri giovani, così come gli adulti, della Rete – ha spiegato nella parte introduttiva della conferenza Daniele Ciresa della polizia postale di Firenze –- ma dobbiamo sempre tenere a mente due regole: moderazione e consapevolezza, perché internet è una droga subdola, che non costa nulla e che abbiamo sempre addosso». Senza poi contare i pericoli che si annidano in Rete, di cui è facile rimanere vittime condividendo dati, foto, video, oppure scaricando applicazioni. «Di ogni cosa che si fa con il proprio pc o telefonino rimane sempre una traccia, la Rete non dimentica nulla – avverte Ciresa – è tutto prima o poi torna a galla».