Ragazzino investito e ucciso, lo strazio del babbo: "Davide, non mi lasciare"

La disperazione del padre del ragazzo falciato sulla via Pisana e deceduto in ospedale. La telefonata, poi la corsa e lo shock

Il punto dell'incidente a Pieve a Ripoli

Il punto dell'incidente a Pieve a Ripoli

Cerreto Guidi (Firenze), 16 gennaio 2018 - Gianluca Terenzi, 46 anni, come la moglie Oksana, è alle prese con la prova più dura per ogni genitore: dover accettare che il proprio figlio non c’è più. "State il più possibile con i vostri figli. Lasciate perdere la frenesia della vita. Godeteveli. Abbracciateli". Dover rinunciare a chiacchiere da scambiare, sorrisi da dare e ricevere, esperienze da condividere. Il suo Davide, investito a pochi metri da casa, si è spento alle prime ore di ieri all’ospedale San Giuseppe.

"Ne ho passate tante, mi creda – spiega con un filo di voce – ma questa è una battaglia durissima da vincere. Impossibile pensare al futuro". L’uomo torna con la mente alla terribile telefonata che lo ha fatto piombare in un incubo senza fine. «Ero alla bottega di alimentari, a neanche un chilometro da casa – ricostruisce – Era quasi l’ora di cena, sapevo che sarebbe arrivato di lì a poco. Sono uscito e ho ricevuto la telefonata di un amico di mio figlio. Mi ha detto che era successo un incidente. Sono corso verso casa per capire che stesse succedendo. Ho fatto più veloce che potevo".

Il padre, straziato, si prende una pausa, poi continua. "Davide era uscito con due amici – racconta – Erano scesi dall’autobus. Il primo aveva già attraversato la strada, mio figlio lo seguiva ma non è riuscito a raggiungere il ciglio, mentre l’altro ragazzo era ancora alla fermata".

Un dolore senza fine, quello del 46enne che per tutto il tempo dei soccorsi è stato accanto al suo ragazzo. «Mi sono messo al suo fianco – spiega in lacrime – Continuavo a ripetergli ‘Davide, per piacere, non mi lasciare’, ma non si è più svegliato. Era un figlio meraviglioso, sorridente, scherzoso. Se penso che non lo sentirò più, che non lo vedrò più…Mi auguro soltanto che non abbia sofferto".

La mamma del 14enne era al lavoro, appena avvertita, è corsa al capezzale del figlio. "Non so cosa possa essere accaduto – continua Gianluca Terenzi – Non ho più lacrime, non ho più fiato. Ho soltanto tanta paura di quello che sarà. A febbraio avrebbe compiuto quindici anni. In regalo voleva il computer più bello". Gli occhi si bagnano ancora. Non c’è spazio per altre parole.