Figlie morte nell'incidente: "Processo al padre". La tragedia entra in aula

Il caso: due bambine morirono all'altezza di Montopoli Valdarno, sulla Fipili

Le immagini del terribile impatto tra l’auto e il tir, lungo la Fi-Pi-Li  il 20 giugno del 2016, in cui morirono due sorelline di nove e sei anni

Le immagini del terribile impatto tra l’auto e il tir, lungo la Fi-Pi-Li il 20 giugno del 2016, in cui morirono due sorelline di nove e sei anni

Montopoli Valdarno (Pisa), 1 febbraio 2018 - La tragedia di una famiglia distrutta nel groviglio di lamiere rimaste dopo l’impatto tra un’auto e un tir, lungo la superstrada Firenze-Pisa-Livorno all’altezza di Montopoli, in direzione di Pisa il 20 giugno del 2016, ha avuto il primo passaggio nell’aula penale del tribunale di Pisa.

In quel terribile impatto persero la vita due bambine di 6 e 9 anni di Cascina: Clara, nata il 14 novembre 2010, e Rachele, nata il 3 aprile del 2007. Ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare Giulio Cesare Cipolletta, sono comparsi Georges Saadè, 59 anni, medico di origine libanese che ha lavorato anche a Empoli, e padre delle due bambine che viaggiavano in auto con lui (lo assiste il penalista Stefano Del Corso); e Florin Grigore Toma, 43 anni, autotrasportatore rumeno residente a Faenza che guidava il mezzo pesante coinvolto nell’impatto (assistito dall’avvocato Nicola Laghi). Per entrambi il pm Lydia Pagnini chiede il rinvio a giudizio per omicidio stradale.

Ma perché il padre rischia il processo? La risposta sarebbe in un passaggio chiave della consulenza del perito del pm: Saadè giustamente non inchiodò e il suo errore sarebbe stato quello di non aver associato all’altrettanto giusta sterzata una frenata di lieve e media entità. Qui si anniderebbe la ragione per la quale un processo debba fare chiarezza anche sulla posizione del genitore che quella notte perse le sue bambine sull’asfalto.

Diversa la posizione dell’autotrasportatore a cui viene contestata una manovra di immissione nella carreggiata, in violazione del codice della strada, anche in considerazione delle circostanze di luogo e di tempo: la strada veloce, il traffico intenso e fluente in un’ora di punta. Inoltre il mezzo sarebbe risultato con un carico superiore a quello consentito.

Nell'udienza c’è stata la costituzione di parte civile del fratello delle piccole vittime, che si è costituito solo nei confronti dell’autotrasportatore e non del padre. La madre delle bambine, Maria Giovanna Pacciani, psichiatra che lavora a San Miniato, che quella maledetta sera stava tornando a casa con un’altra vettura, non si è costituita parte civile ma figura parte offesa nel processo assistita dall’avvocato Carlo Di Bugno.

Il gupCipolletta ha ammesso la chiamata in causa della compagnia di assicurazione quale responsabile civile e per questo ha rinviato a giugno per l’udienza preliminare. Almeno per ora non sarebbero emerse le intenzioni, di nessuno dei due imputati, di procedere con richieste di riti alternativi: se dovrà esserci il processo per uno o per entrambi, questo, sarà con tutta probabilità al dibattimento.

Un processo che faccia luce sui profili di penale responsabilità di quell’urto che sarebbe avvenuto circa 80 metri dopo una piazzola di sosta da dove era uscito e ripartito il mezzo pesante. Un urto devastante con la parte anteriore della vettura condotta dall’uomo che, ai primi soccorritori, apparve come esplosa. Una scena agghiacciante.