Gulotta lancia la sua fondazione: lotterà contro le condanne ingiuste

L'uomo che ha trascorso 22 anni in carcere da innocente ha ufficialmente dato vita all’ente in aiuto delle persone ingiustamente condannate

Giuseppe Gulotta è stato in carcere da innocente per 22 anni

Giuseppe Gulotta è stato in carcere da innocente per 22 anni

Certaldo, 24 marzo 2017 - Da ergastolano a presidente della Fondazione che porta il suo nome. Giuseppe Gulotta, l’uomo che ha trascorso 22 anni in carcere da innocente, ha ufficialmente dato vita all’ente che si prefigge di offrire alle persone ingiustamente condannate la possibilità di avviare le procedure di revisione processuali. Ieri mattina la firma davanti al notaio, con gli avvocati Pardo Cellini e Baldassare Lauria, che con tenacia e grande professionalità hanno portato a termine con successo il lungo e tortuoso cammino verso l’affermazione della verità, e quindi della giustizia. Oggi Giuseppe Gulotta è un uomo libero, sposato con Michela, padre e nonno felice. Grazie al risarcimento che finalmente lo Stato gli ha riconosciuto (6 milioni e mezzo di euro) ha potuto riprendere in mano la sua vita e dare gambe al progetto che sognava.

«Con questa Fondazione – dice – daremo voce a chi è colpito dall’ingiustizia. Dopo l’assoluzione ho partecipato a molti incontri in carcere e posso dire che là dentro non ci sono soltanto colpevoli. Ricordo in particolare un detenuto nel carcere di Padova condannato alla pena dell’ergastolo ostativo, quello in cui ti vengono negati tutti i benefici. Dopo il mio intervento mi abbracciò sussurrandomi all’orecchio: ‘Malgrado tutto mi hai ridato un pizzico di speranza’. Secondo me quell’uomo è innocente e merita di essere aiutato». Gulotta ci ha messo otto anni, trentasei udienze, tra revisione e riparazione, per riuscire ad affermare la sua estraneità alla strage di Alcamo Marina del 1976 in cui furono uccisi i due carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. «Era il settembre 2008 quando presentammo l’istanza di revisione – ricordano con orgoglio Cellini e Lauria – . Il caso Gulotta è stato precursore di un approccio moderno della giustizia, di una maturazione culturale dei processi”.

La fondazione è già operativa: sta ‘lavorando’ sul caso di Lucia Bartolomeo, l’ex infermiera di Taurisano (Lecce) ritenuta in via definitiva responsabile dell’omicidio del marito, Ettore Attanasio, avvenuto nel maggio 2006. «Come per il caso Gulotta – dicono i legali dell’ex muratore di Certaldo – anche in questa condanna all’ergastolo la verità è contenuta nelle carte. Purtroppo la sentenza passata in giudicato, nel sistema giudiziario italiano, è ancora qualcosa di intoccabile e la revisione occupa uno spazio marginale. La Fondazione, invece, ha tra i suoi obiettivi proprio quello di far emergere errori giudiziari anche laddove la vittima è stata condannata in via definitiva».