«Mi hanno portato via tutto. Ora penso di trasferirmi all’estero»

Il racconto della più recente vittima dei furti nella frazione di Torre

Claudia Tinacci mostra i segni dopo il passaggio dei ladri a Torre. Foto Nucci/Germogli

Claudia Tinacci mostra i segni dopo il passaggio dei ladri a Torre. Foto Nucci/Germogli

Fucecchio, 28 marzo 2017 - Parla ai ladri Claudia Tinacci, 37 anni, una bimba di nemmeno 6 con sé e un marito lontano per lavoro: vive a Southampton, in Gran Bretagna: «non importa che torniate: non abbiamo più niente. Dopo questa ‘visita’, ci è rimasta soltanto la voglia di riflettere seriamente se vale la pena restare in Italia». Claudia è rimasta a Torre, a Fucecchio, lì sabato sera si è trovata a fare i conti con la furia dei ladri.

Come è andata?

«Ci hanno portato via tutto: orologi importanti, ricordi lasciati in dono da chi non è più con noi. E oro, anche le fedi nuziali e la collanina del battesimo di mia figlia».

Un danno da migliaia di euro…

«Una decina, cui si aggiungono riparazioni varie, a partire della porta blindata. Ma il dolore vero è l’essere violati. Vedere la camera ‘ribaltata’ è stato devastante. Il colpo più duro. Nemmeno il materasso era al suo posto».

E’ stato risparmiato qualcosa?

«No, hanno rivoltato tre piani e la soffitta. Mi è bastato mettere piede nel seminterrato per accorgermi che c’erano stati ‘ospiti’: i mobili erano spostati. Sono tornata fuori, sono salita in auto dove era ancora mia figlia, e ho chiamato il 112. Alle 19 tutto in ordine, a mezzanotte un disastro».

Con la piccola come ha fatto?

«Grazie ai carabinieri, professionali, pazienti e sensibili, si è tranquillizzata. Abbiamo controllato che mollettine con i brillantini, le sue preferite, e i giochi fossero a posto. Poi abbiamo ‘giocato’ al pigiama party, dormendo sul divano. Il giorno dopo, l’ho affidata ai nonni e, con una squadra di parenti e amici, ho rimesso in ordine.Il messaggio per lei? A tutto c’è rimedio».

A darle una mano anche i vicini?

«Con i vicini, uno dei quali derubato la stessa sera, ci siamo trovati per strada. C’è stata un’assemblea spontanea per ripassare le buone regole per difendersi».

E quali sono?

«Segnalare tutto ciò che non è consueto: auto, cani che abbaiano, allarmi che suonano. Dobbiamo fare squadra, rivolgendosi alle forze dell’ordine. Sono presenti e fanno il loro dovere, salvo spesso vederlo vanificato. Oggi arrestano, domani ritrovano il delinquente a spasso».

La situazione a Torre è critica?

«Ci stanno massacrando. Sette anni fa, quando ci siamo trasferiti, lasciavamo borse in auto e porte aperte. Adesso non bastano gli infissi blindati. Tra difficoltà lavorative, tasse e delinquenti, l’idea di raggiungere mio marito non è da scartare. Lui è lì da ottobre: si è reinventato pizzaiolo, a 43 anni, con impegno e sacrificio».

Il futuro della sua famiglia potrebbe essere lontano da qui?

«Le difficoltà ti spingono a riflettere. La paura c’è, inutile nascondersi. Sabato sera, da sola, è stato complicato, ma non potevo dare a mio marito anche questo peso. Raccontandogli la paura di non essere al sicuro, nel mirino di gente che magari, di giorno, incontriamo per strada e sa tutto di noi».