Vent'anni, la coca e un padre a pezzi. Sto perdendo mio figlio: aiutatemi

Il drammatico appello: "Chiedo il sostegno di tutti"

Una pattuglia dei carabinieri

Una pattuglia dei carabinieri

Cerreto Guidi, 19 agosto 2016 - «Aiutateci a riavere nostro figlio. Quello solare, cresciuto in mezzo alla gente, forte, vivo. Di lui è rimasta soltanto un’ombra consumata dalla cocaina». E’ l’appello di una padre e di una famiglia intera, decisi a non arrendersi alle difficoltà di un ragazzo poco più che ventenne, nato e cresciuto a Cerreto Guidi. Più esattamente a  Stabbia. Una frazione dove spaccio e consumo di stupefacenti non sono rarità. Proprio sulle colline che costeggiano la frazione, nei boschi di Poggioni, c’è un vero e proprio market della droga. Dove nordafricani poco più che ragazzi vengono lasciati a tardo pomeriggio per ‘lavorare’ tutta la notte e togliere le tende soltanto all’alba del giorno dopo. Non è certo un mistero. E l’impegno delle forze dell’ordine è fatto di blitz frequenti tanto a Cerreto Guidi tanto nei boschi delle Cerbaie, nella vicina Fucecchio. Lì le dosi passano di mano in mano, alimentando un mercato che significa sballo per qualcuno e dramma per altri. Come la famiglia del giovane.

Da quanto tempo suo figlio non c’è più? «Un paio d’anni buoni. Andava tutto bene, aveva trovato lavoro in una azienda, si era comprato la macchina. Un ragazzo come tanti, poi...».

Cosa significa poi? «Qualcosa è cambiato. I soldi non gli bastavano mai. Aveva perso interesse per il lavoro. E aveva cambiato frequentazioni».

Brutti giri, insomma... «Sì. Sono stati campanelli d’allarme per noi di casa. Come pure il suo umore, differente. Abbiamo cercato conferme e trovato certezze. E da lì è inziata la nostra battaglia».

Come ha reagito suo figlio? «Male. Ci parliamo a malapena. Ma non mi interessa: ciò che faccio lo faccio per lui. L’ho denunciato quando ci sono spariti da casa denaro, monili in oro, persino oggetti come telefoni o tablet».

Denunciare un figlio è contro natura? «Non se lo fai per cercare di metterlo di fronte alle sue responsabilità, sperando di tirarlo fuori dai guai. Di metterlo di fronte al poco che è rimasto di lui. Ci siamo rivolti anche al Sert».

Ha dato risultati? «Ha seguito il percorso, è stato due volte in comunità. A dicembre 2015 a San Patrignano, poi nel maggio scorso in una comunità nella zona del Galluzzo. Entra convinto, ma non riesce a restarci per più di qualche giorno. E siamo punto e a capo: la cocaina torna a essere la sua ragione di vita».

Buoni propositi che crollano fragilissimi... «Esatto. Per questo chiedo aiuto a istituzioni, associazioni, forze dell’ordine. A chiunque possa avere orecchie per ascoltare e strumenti per agire: deve essere ‘obbligato’ a restare in una struttura che possa guarirlo dalla sua dipendenza».

La sua forza di volontà non basta? «Nostro figlio da solo non può farcela. E noi non possiamo accettare di perderlo a 21 anni».