di Ylenia Cecchetti

Empoli, 3 luglio 2013 - C’è LA bottiglia etichettata come “Statale 67”, perché è in un piccolo stabilimento lì vicino che nel 2008 è cominciata l’avventura imprenditoriale di Fabrizio Fornai, un tempo ragioniere e oggi birraio di professione.
C’è il boccale che omaggia - nel nome e nel gusto - la frazione montelupina del “Turbone”, imbottigliata e pronta per la distribuzione negli scataloni insieme alla “Castello 1203”, che ricorda invece un anno decisivo per la storia di Montelupo. Fu nel 1203 infatti che il paese rinacque dopo che il suo simbolo fu raso al suolo per mano dell’esercito mediceo.

Birra e rinascita, un binomio significativo per il titolare del Birrificio Artigianale Montelupo, che da bevitore appassionato nel 2008 ha aperto un’attività di produzione tutta sua. Abbandonate scartoffie e calcoli da 5 anni, Fabrizio Fornai oggi può dirsi soddisfatto della sua birreria.
"Avviare l’attività non è stato facile - racconta - Sono partito da solo, lentamente: i primi tempi li ho dedicati allo studio e al perfezionamento del prodotto. Poi sono entrati in società Fabio Cotugno e Stefano Cei, i sacrifici piano piano sono stati ripagati, il lavoro ha iniziato a ingranare e sono arrivati i primi risultati. Abbiamo fatto tutto con i nostri mezzi e le nostre forze. Niente aiuti dalle banche, niente finanziamenti, e a piccoli passi siamo riusciti ad espanderci. Stiamo traslocando in una sede più grande, sempre qui nella zona artigianale delle Pratella, dove siamo nati. Lo spazio non ci basta più, gli ordini crescono e questo trasferimento è un segnale positivo"

Un nuovo inizio nel nome di una passione, quella per la birra, che ha coinvolto anche Fabio Cotugno, ex vetraio, entusiasta di aver trovato nel birrificio la sua seconda chance. "Le vetrerie son finite ormai - dice - dovevo trovare un’alternativa. Da un anno lavoro qui e la soddisfazione è tanta, insieme alla voglia di crescere". Le ricette della birra di Montelupo fanno riferimento alla scuola tedesca e a quella anglosassone.

"Poi da lì ci metti il tuo - precisa Fornai - Io sono un passionista. Amo la birra inglese e già 25 anni fa importavo dal Belgio. Siamo costretti alle relazioni con l’estero: l’Italia non è ancora pronta a questo nuovo business. Abbiamo i cereali ma non le malterie, non ci sono piantagioni di luppolo. Stiamo iniziando ad investire nel settore, ma nonostante questo il prodotto locale e artigianale funziona".

L’etichetta montelupina spopola all’estero: che la birra, dopo la ceramica, possa essere ambasciatrice di Montelupo nel mondo? "Esportiamo negli Stati Uniti - conclude il titolare del birrificio - in Australia, Germania, Finlandia e Danimarca. Il paradosso è che il marchio funziona proprio nei paesi grandi consumatori e produttori di birra. Se non è un ottimo segnale questo...".