di SAMANTA PANELLI


Empli, 4 gennaio 2013 - CI SONO volatili che non torneranno più in libertà, altri sequestrati nel corso di operazioni delle forze dell’ordine, altri ancora in attesa di recuperare la forma migliore e di spiccare il volo: ecco  alcuni degli ospiti del Cetras di Empoli, il Centro toscano di recupero avifauna selvatica.


Sono una decina i volontari che gestiscono la struttura attiva dal 1993 su tutto il territorio dell’Empolese Valdelsa per il recupero, la riabilitazione e la reintroduzione di fauna selvatica in difficoltà, con un occhio di riguardo ai rapaci. Tra gli ultimi arrivati, degli oltre 500 ospiti passati in un anno dall’associazione guidata da Sandro Innocenti, un falco pellegrino e un paio di poiane, tutti con ferite da arma da fuoco.


«In tempi di caccia succede spesso»  raccontano al Cetras. Tra i veterani c’è un barbagianni di otto anni, la mascotte del centro, un nido protetto da alberi e vegetazione in viale  Buozzi ad Empoli, dove ci sono voliere per tutti: grandi come una stanza, danno rifugio anche ad alcune anatre acciaccate del laghetto di Serravalle.


LE STORIE da ascoltare sono tante, visto che l’associazione riceve richieste e quindi racconti da tutta Italia. Nel grande libro lungo vent’anni, c’è un capitolo dedicato ad un’upupa pescata, arrivata nel 2010.


«In pratica aveva abboccato all’amo —  spiega il presidente Innocenti —. E’ stata trovata lungo un fiume, attaccata ad una lenza abbandonata. Una storia a lieto fine: operata allo stomaco, dopo qualche settimana di degenza, ha ripreso il volo».

 
A portare alla nascita del Cetras la grande passione di un gruppo di amici per i volatili selvatici. «Mancava un centro che si occupasse di loro, così ci siamo imbarcati in questa avventura, specializzandoci — continua Innocenti —  Ci occupiamo di tutto, dalla pulizia degli spazi alla somministrazione di cibo e cure. In più teniamo i rapporti con i vari enti e cerchiamo di sensibilizzare grandi e piccini verso specie per tanti misteriose». Per questo i volontari salgono anche in cattedra interagendo con le scuole del territorio, tra laboratori in classe e visite sul campo. Tanti  compiti per un team affiatato che può contare su uno zoccolo duro di persone dai trent’anni in su: Ornella, Luigi, Andrea, Claudio, Mauro, Antonella, Marta, Simona, Letizia e Sandro. Tanti anche gli ospiti eccezionali passati dalle voliere di via Buozzi come  un biancone, specie parente delle aquile, più di un metro e mezzo di apertura alare: era il 2009, non riusciva a volare per un’infiammazione  e fu salvato da un motociclista che lo affidò alle cure di una volontaria. O ancora un’albanella minore trovata ferita nel 2006 sul ciglio di una strada a Martignagna.

«I più teneri? Rondoni e balestrucci — non ha dubbi Letizia Scardigli, volontaria di lunga data — Sono arrivata qui trascinata dagli amici, poi mi sono affezionata e sono rimasta.  Tante le storie che restano nel cuore tra tutte una che sa di miracolo: un merlo sopravvissuto alle attenzioni di un gatto lo scorso anno».
 

C’è poi chi ha conosciuto il Cetras grazie alla passione per la fotografia naturalistica. «Incuriosito ho fatto visita al Cetras — racconta Andrea Bardini, volontario da anni — sono rimasto affascinato da ciò che ho trovato e sono entrato nel team. Tra i miei compiti la cura degli esemplari che si trovano nelle voliere in bosco: all’appello anche allocchi e poiane. Cosa serve per fare il volontario? Passione» conclude mentre coccola un pecchiaiolo che svernerà al caldo di una lampada ad hoc.