Empoli, 18 gennaio 2011 - L’andamento delle esportazioni toscane ha subito nel terzo trimestre dell’anno scorso un rallentamento nella crescita, a dimostrazione che la crisi non ha ancora abbandonato le nostre terre. La valutazione, autorevole, viene da Unioncamere. Il quadro delineato dall’Unione toscana delle Camere di commercio ci fornisce il dato di una regione esportatrice il cui andamento delle vendite sui mercati esteri subisce un sia pur leggero calo.

Questo, unito a una diminuzione più pronunciata delle importazioni, fa parlare gli esperti di un indebolimento congiunturale. Se guardiamo ai dati provinciali fiorentini, per noi importanti perché in larga parte indicativi degli andamenti dell’Empolese Valdelsa, emerge una frenata della ripresa dell’attività industriale con una variazione della produzione che ha fatto registrare un +5%, rallentando quindi rispetto al trimestre precedente (+9,5%). Il fatturato tendenziale, al contrario, risulta in miglioramento con una variazione del 6,6%. Tuttavia la grandezza della frenata è vistosa guardando da un lato «al grado di utilizzo degli impianti, passato — dicono alla Camera fiorentina — tra il secondo e il terzo trimestre dal 77% al 72,9, e dall’altro al -4,1% degliordinativi esteri, la voce che aveva rappresentato l’elemento trainante nel secondo trimestre del 2010».

Da segnalare che la quota di fatturato esportato rimane intorno al 30%, un livello non disprezzabile che testimonia della vocazione per l’export della provincia e della nostra zona. In questo senso il giudizio del presidente della Cna dell’Empolese Valdelsa, Fabrizio Donzelli, si è mostrato preveggente. Il dirigente degli artigiani perlava di una stabilità con venature negative. «Non c’è stato un crollo complessivo, ma gli entusiasmi sono veramente a un livello basso. E per il 2011 ci aspettiamo un altro anno problematico». Come abbiamo detto altre volte, questo è un ‘sentimento’ complessivo che poi va calato nelle singole realtà produttive, dove troviamo aziende che, avendo scelto di battere la strada dell’estero con determinazione e da tempo, adesso riescono a spuntare anche risultati interessanti.

Basti pensare al sistema moda, dove c’è chi riesce a imporre il proprio marchio sui mercati dei nuovi ricchi del mondo, intanto in Russia e Cina. Crediamo che la nostra sia una delle poche zone della Toscana che vanta due distinte iniziative di promozione a Mosca nella moda, tramite l’apertura di show room, che hanno cominciato anche a dare soddisfazioni alle imprese partecipanti, tanto che c’è chi preme per entrare a far parte di queste attività. Per quanto riguarda il mercato della Repubblica Popolare di Cina, segnaliamo, ad esempio, il caso dell’azienda di abbigliamento Thes & Thes, che ha avviato contatti con un investitore di Pechino, e il calzaturificio Pakerson con il negozio aperto a Ningbo, una grande città non molto distante da Shangai.


Il giudizio complessivo di Unioncamere ci dà appunto una valutazione che va in questo senso. «Malgrado le vendite all’estero abbiano accusato una decelerazione soprattutto nella componente dei beni di consumo, in positivo occorre d’altra parte rilevare come l’export toscano continui a crescere su ritmi sostenuti non soltanto verso molte aree emergenti (America Centro-Meridionale +12%, Medio Oriente +14%, Cina-Hong Kong +48%) ma anche verso paesi di più tradizionale sbocco delle nostre esportazioni (Europa +25%, America +18%): una maggiore diversificazione dei mercati, in condizioni di incertezza, può infatti consentire di accrescere la stabilità dei fatturati alle fluttuazioni del ciclo economico internazionale».

Se la crescita è e sarà incentrata sull’export, ci vogliono strumenti e interventi precisi per accompagnare le nostre imprese lungo percorsi che possono sì dare grandi soddisfazioni, ma in cui la concorrenza non è una vuota parola e la nozione di sistema paese, se concretizzata, potrebbe dare davvero una mano.