Chiusura dell'Opg di Montelupo, dalla Regione ancora una fumata 'grigia'

Grandi assenti alla presentazione del piano Rems il presidente Enrico Rossi e l'assessore alla salute Luigi Marroni Continuano le ricerche dell'internato allontanatosi dall'Opg

Un futuro ancora incerto per l'Opg di Montelupo Fiorentino

Un futuro ancora incerto per l'Opg di Montelupo Fiorentino

Montelupo Fiorentino, 5 marzo 2015 - Lo ha scritto a chiare lettere il Ministro della giustizia a gennaio: la terza proroga sulla chiusura degli Opg non ci sarà. L’ospedale psichiatrico montelupino dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, per cautela) chiudere i battenti tra tre settimane. Il processo di superamento è nella sua fase più delicata; critica e rischiosa se si considera che ad oggi la Regione non ha ancora le idee chiare su dove trasferire gli internati e su dove collocare le nuove strutture per l’esecuzione di sicurezza (Rems). Alcune regioni saranno in grado di accogliere i non dimissibili nelle nuove strutture già da aprile mentre altre, come la Toscana, ricorreranno a strutture provvisorie. Il piano d’azione toscano è ancora vago. «Lunedì porteremo in giunta regionale la delibera che individua per l’area vasta di Siena, Arezzo e Grosseto due soluzioni transitorie. Quattro posti letto saranno disponibili in una struttura convenzionata con l’Asl, a Siena, ed altrettanti in una struttura sociosanitaria di Arezzo. Oggi invece al Ministero sarà formalizzata la proposta di una residenza alternativa su Firenze: una struttura chiusa da un paio di anni che necessita di lavori di ristrutturazione (nei pressi di Careggi)». Una scelta transitoria come quella della residenza sperimentale di Volterra, l’unica certezza in questo quadro segnato da dubbi e punti interrogativi. La dichiarazione è di Simone Siliani dell’ufficio della presidenza della Regione Toscana intervenuto ieri al seminario “Opg addio, per sempre” organizzato dal garante per i diritti dei detenuti della Regione Franco Corleone insieme all’associazione di volontariato penitenziario di Firenze.

In via Cavour a Palazzo Bastogi a Firenze si sono dati appunatemento avvocati, magistrati, responsabili dei dipartimenti di sanità mentale delle varie Asl, agenti penitenziari, ricercatori e politici per fare il punto sui passi che mancano a centrare l’obiettivo della chiusura degli Opg entro il tempo stabilito. Passaggi fondamentali come dimettere i soggetti dichiarati dimissibili e accogliere e assistere i soggetti non dimissibili in strutture residenziali conformi a criteri definiti per legge. C’è tanto da fare, forse troppo ancora. E il tempo stringe.

Soluzioni di poco impatto, insomma, rese note (a grandi linee) da Siliani che ha avuto il difficile compito di rispondere alle domande più ovvie. Che fine faranno gli internati?La Regione è pronta al superamento? Al convegno infatti si sono registrate due grandi assenze: quella dell’assessore regionale alla salute Luigi Marroni (che avrebbe dovuto illustrare le scelte impegnative della Regione) e quella del presidente Enrico Rossi. Sedia vuota anche per Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale. A sostituirlo il consigliere Gianluca Lazzeri che ha affermato: «queste sono ore, giornate febbrili. Anche se impreparati intendiamo affrontare questo periodo al meglio e non prorogare ancora la chiusura. Forse potevamo fare di più e meglio. Chiediamo scusa ai medici, agli internati e alle loro famiglie se avremo difficoltà di gestione. Ma meglio avere una scadenza certa da rispettare che un ulteriore rinvio». Scuse, imbarazzo, e una lunga lista di progetti falliti (come quello di una Rems a San Miniato, o ancora a Pistoia, a Empoli, a Massa Marittima) «per le barriere alzate dai sindaci e per una debolezza culturale che ha intralciato i piani – ha detto Siliani– Non siamo esenti da errori, ma il fatto che siano state scartate ipotesi in quasi tutta la Toscana, deve far riflettere». Dura parlare di una soluzione condivisa. Anche la direttrice dell’Opg di Montelupo ha mostrato le sue perplessità. «Il 31 marzo, una data epocale– ha affermato Antonella Tuoni– Entro la quale però non sarà raggiunto l’obiettivo della riforma perché cambiare vestito non significa cambiare identità. Il vero e proprio lavoro comincerà quando subentreranno le Rems. Una rivoluzione culturale? Difficile. Con le Rems il sistema delle misure di sicurezza rimane granitico in tutto il suo carattere, la sfida che dovrà essere gestita dagli operatori sanitari con grande coraggio sarà quella di impedire che la logica manicomiale che esce dalla porta rientri dalla finestra».

«Mi aspettavo qualcosa in più». Anche Antonietta Fiorillo, presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze è scettica, preoccupata. «Abbiamo ricevuto un regolamento ufficiale soltanto ieri sera: siamo ancora all’anno zero. Siamo sicuri che il personale sanitario che dovrà prendersi cura degli internati è preparato e formato? E siamo certi che la chiusura degli Opg sia passata nella testa della gente, oltre che degli amministratori?Non so se in futuro supereremo anche le Rems: intanto mi accontenterei di averle». Il timore che quello della chiusura sia un effetto boomerang, c’è. Così come quello che alla “mancata, ulteriore proroga“ non corrisponda un intervento effettivo.

Ieri, i coordinatori della campagna “Stop Opg“ hanno chiesto il commissariamento alle Regioni che non avranno completato il percorso burocratico in vista del 31 marzo. «Una strada da percorrere senza scandalo – secondo Corleone– Il commissario sarebbe l’interlocutore giusto. Questo, pur di non fallire». I presupposti visto il quadro incerto ci sono e la Regione non può  permettersi di sbagliare.