2009-07-07
di BRUNO BERTI
PER IL FUTURO dellIrplast dal sindacato traspare un cauto ottimismo. La cassa integrazione ordinaria, sia per gli operai che per gli impiegati, continua ma almeno non si parla più di esuberi. In un periodo di crisi quale quello che sta vivendo leconomia del nostro Paese e più in generale quella mondiale, non si tratta certo di una notizia da poco. «Dai vertici dellimpresa dice Marco Mencobello della Filcem-Cgil abbiamo avuto un quadro abbastanza chiaro, che però deve essere sostanziato in un piano industriale di cui attendiamo la presentazione». Oltre a non parlare più di esuberi, il nuovo amministratore delegato, Tarli, un manager cresciuto allinterno del gruppo chimico empolese ma nato a Capraia e Limite, ha parlato dellesigenza di impegnarsi per tornare pienamente competitivi sul mercato. «Ed è proprio per questo che vorremmo avere un piano industriale» che espliciti le azioni concrete da intraprendere e i tempi che lazienda ha deciso di darsi per ottenere i suoi obiettivi. «La sensazione che abbiamo avuto aggiunge il sindacalista è stata positiva e siamo leggermente più ottimisti rispetto al passato. Comunque sulla vertenza Irplast restiamo con la guardia alzata nellinteresse dei lavoratori».
IL GRUPPO Irplast, controllato dalla famiglia Bini Francalanci, ha oltre 120 milioni di euro di fatturato, più di 350 dipendenti su tre stabilimenti, considerando oltre quello empolese che sorge nella zona del Terrafino anche i due della Bimo Italia spa di Atessa in provincia di Chieti e lufficio commerciale di Milano. Oltre il 50% del fatturato è realizzato da Bimo, lazienda produttrice di film polipropilenici; il 32% da Irplast, azienda che opera nel settore dei nastri stampati e delle etichette. Una buona parte della produzione, oltre il 50%, prende la via dellestero. Lazienda è sorta negli anni 50 a Limite sullArno per la produzione di accessori per calzature e dal 1980 si è inserita nel settore dei nastri autoadesivi stampati e, dal 1988, è entrata anche nella produzione di film in polipropilene, una produzione ad elevata tecnologia e con alti contenuti di innovazione. In questo senso si può parlare di unimpresa strategica per la struttura economica dellEmpolese Valdelsa, vista la scelta tecnologica compiuta e gli sbocchi di mercati esteri che si è assicurata. E chiaro però che in tempi di crisi la concorrenza internazionale si fa spietata e che i consumatori, più guardinghi nellaprire il portafogli, provocano una riduzione negli ordini da parte delle aziende che usano i prodotti sfornati dal gruppo del Terrafino. E meno male che il consumo di tabacco a livello mondiale ancora regge: limpresa empolese produce infatti anche gli imballaggi in materiale plastico per le sigarette.
LIRPLAST è organizzata in tre divisioni. Print Tape è specializzata in nastri adesivi e Label Tech impegnata nel settore del multimballo e delletichettatura primaria. Infine cè Officina che progetta, produce e fornisce macchine per etichettare.
di BRUNO BERTI
PER IL FUTURO dellIrplast dal sindacato traspare un cauto ottimismo. La cassa integrazione ordinaria, sia per gli operai che per gli impiegati, continua ma almeno non si parla più di esuberi. In un periodo di crisi quale quello che sta vivendo leconomia del nostro Paese e più in generale quella mondiale, non si tratta certo di una notizia da poco. «Dai vertici dellimpresa dice Marco Mencobello della Filcem-Cgil abbiamo avuto un quadro abbastanza chiaro, che però deve essere sostanziato in un piano industriale di cui attendiamo la presentazione». Oltre a non parlare più di esuberi, il nuovo amministratore delegato, Tarli, un manager cresciuto allinterno del gruppo chimico empolese ma nato a Capraia e Limite, ha parlato dellesigenza di impegnarsi per tornare pienamente competitivi sul mercato. «Ed è proprio per questo che vorremmo avere un piano industriale» che espliciti le azioni concrete da intraprendere e i tempi che lazienda ha deciso di darsi per ottenere i suoi obiettivi. «La sensazione che abbiamo avuto aggiunge il sindacalista è stata positiva e siamo leggermente più ottimisti rispetto al passato. Comunque sulla vertenza Irplast restiamo con la guardia alzata nellinteresse dei lavoratori».
IL GRUPPO Irplast, controllato dalla famiglia Bini Francalanci, ha oltre 120 milioni di euro di fatturato, più di 350 dipendenti su tre stabilimenti, considerando oltre quello empolese che sorge nella zona del Terrafino anche i due della Bimo Italia spa di Atessa in provincia di Chieti e lufficio commerciale di Milano. Oltre il 50% del fatturato è realizzato da Bimo, lazienda produttrice di film polipropilenici; il 32% da Irplast, azienda che opera nel settore dei nastri stampati e delle etichette. Una buona parte della produzione, oltre il 50%, prende la via dellestero. Lazienda è sorta negli anni 50 a Limite sullArno per la produzione di accessori per calzature e dal 1980 si è inserita nel settore dei nastri autoadesivi stampati e, dal 1988, è entrata anche nella produzione di film in polipropilene, una produzione ad elevata tecnologia e con alti contenuti di innovazione. In questo senso si può parlare di unimpresa strategica per la struttura economica dellEmpolese Valdelsa, vista la scelta tecnologica compiuta e gli sbocchi di mercati esteri che si è assicurata. E chiaro però che in tempi di crisi la concorrenza internazionale si fa spietata e che i consumatori, più guardinghi nellaprire il portafogli, provocano una riduzione negli ordini da parte delle aziende che usano i prodotti sfornati dal gruppo del Terrafino. E meno male che il consumo di tabacco a livello mondiale ancora regge: limpresa empolese produce infatti anche gli imballaggi in materiale plastico per le sigarette.
LIRPLAST è organizzata in tre divisioni. Print Tape è specializzata in nastri adesivi e Label Tech impegnata nel settore del multimballo e delletichettatura primaria. Infine cè Officina che progetta, produce e fornisce macchine per etichettare.
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