Parrini: "Mai fatto tanto in così poco tempo. E riformeremo anche la scuola"

Intervista a Parrini sui temi del governo nazionale e locale: "Chi contesta sempre e comunque è stucchevole"

Parrini

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Empoli, 6 marzo 2015 - Dario Parrini torna a Empoli per un incontro pubblico, l’occasione è ghiotta per una chiacchierata sul governo e sui temi locali.

– Lavoro, pubblica amministrazione e adesso la scuola: la spinta riformatrice del governo Renzi non si ferma. Eppure, ogni volta sono polemiche...

«Si polemizza sul non ricorso al decreto legge per i precari della scuola: a parte che il premier ha chiarito che niente cambia riguardo ai tempi dell’operazione, molti di quelli che criticano il non uso del decreto legge sono gli stessi che fino a ieri ci hanno accusato di farne troppi. Si mettano d’accordo con se stessi. C’è una piccola, ma agguerrita fetta di opinione pubblica che contesta il governo sempre e comunque. Sport stucchevole».

– In particolare, la riforma della scuola è sempre stato uno degli scogli più insormontabili per governi vecchi e nuovi; questa volta ce la farete davvero?

«Ce la faremo, come ce la faremo a diminuire di un terzo il numero dei parlamentari e come ce l’abbiamo fatta a ridurre tasse e costo del lavoro, abolire il finanziamento pubblico ai partiti, eliminare gli organi politici delle province, introdurre il contratto di lavoro a tutele crescenti, tassare di più le rendite finanziarie. Sulla riforma della scuola la direzione di marcia è giusta: superamento del precariato; rinnovamento dei programmi; investimento sulla meritocrazia; rafforzamento del rapporto scuola-lavoro. E, soprattutto, nel bilancio 2015 e 2016 ci sono risorse, non discorsi».

– La crisi sta lentamente allentando la presa: l’Istat dice che la disoccupazione è in calo e la produzione torna a crescere. Merito anche dei provvedimenti del governo?

«I provvedimenti del governo per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e ridurre i costi delle assunzioni per le aziende si sono efficacemente mescolati con altri fattori positivi come il deprezzamento dell’euro, il calo del petrolio e la riduzione dei tassi di interesse indotta dalla nuova politica monetaria della Bce. E anche l’inversione di tendenza nelle regole europee, che ha visto l’Italia in prima fila, è stata determinante. Resta ancora tanto da fare, ma non si era mai fatto così tanto in così poco tempo negli ultimi venticinque anni».

– Il nuovo presidente Mattarella è reduce da un tour in Europa. Sta lentamente cambiando la nostra immagine all’estero. Siamo davvero diventati più credibili?

«L’aumento di credibilità è oggettivo e lo dimostra un fatto più di ogni altra cosa: quattro anni fa per comprare titoli di stato italiani si chiedeva un interesse del sette per cento, oggi meno del due. Chiara la differenza?».

– Le critiche all’opera del governo, ultimamente, provengono sempre più spesso anche dall’interno del pd. Siete prossimi a una spaccatura oppure il partito deve ancor imparare a convivere meglio con le sue diverse anime?

«Il nostro pluralismo interno deve esprimersi in piena libertà, ma senza l’autolesionismo che talvolta vedo in certi interventi. Si deve discutere e poi decidere, e infine applicare unitariamente la decisione presa. Ciò precisato, non vedo rischi di spaccatura».

– Salvini ha portato in piazza a Roma una manifestazione dal forte sapore razzista e xenofobo. Anche in Italia si rischia la deriva verso una destra populista? Il Pd non avrebbe fatto bene a manifestare in modo più netto, magari anche con una presenza in piazza, il proprio dissenso verso certi toni e atteggiamenti?

«Il Pd deve pensare a far riuscire le proprierr iniziative, non ai contro-cortei. Allo stesso tempo va fermamente condannato il populismo fascioleghista. Salvini cerca di cavalcare la rabbia e la disperazione ma non ha alcuna capacità di risolvere i problemi. Questo i cittadini lo sanno. Non andrà lontano. Io sono persino contrario a parlarne troppo. Lasciamolo cuocere nelle sue contraddizioni».