Pilastro terzo settore

L'editoriale

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 8 ottobre 2017 - Credo che sia accaduto a tutti di aver pensato almeno una volta che cosa potrebbe accadere se i volontari decidessero tutti assieme di smettere di prestare la loro opera. Si fermerebbe il Paese, l’Italia intera. Sì, perché l’esercito dei volontari – parliamo di quasi 7 milioni di persone attive organizzate in ben 300mila associazioni – farebbe mancare servizi di natura essenzialmente pubblica e in particolare di utilità sociale in settori nevralgici. Il mondo del volontariato non è solo una presenza portante della comunità (e meno male è arrivata in fondo la nuova legge di regolamentazione). Si tratta di una realtà che costituisce da una parte una rilevante realtà economica, 75 miliardi all’anno di fatturato, e dall’altra favorisce un risparmio di risorse pubbliche. Ce lo confermano i numeri quando dicono che dei sei milioni e 630mila volontari solo un milione – che costituisce comunque una importante realtà occupazionale – riceve uno stipendio, dai 400 ai 1200 euro mensili, mentre tutti gli altri offrono gratuitamente il loro tempo, la loro umanità e le loro competenze.

LA REALTÀ come si vede è imponente – non a caso si parla di esercito di volontari – ma in una società dove la precarietà cresce insieme alla povertà e ai bisogni la «battaglia sociale» chiede che aumentino anche gli «arruolamenti». Più si va avanti, invece, più si hanno difficoltà a trovare le persone nuove che si mettano a disposizione. Tanto che c’è chi, dalle cabine di regie delle varie organizzazioni, non scarta l’ipotesi di rendere obbligatoria questa esperienza. L’altra faccia della medaglia viene comunque a confortarci quando ascolti le testimonianze di chi è nel volontariato: coraggio, umanità, solidarietà, amore. Conforta anche la legge che è venuta a disciplinare il volontariato, anche in passato entrato in zone opache, per evitare, al massimo possibile, che proprio in questo mondo assolutamente sensibile si venga meno alle regole della trasparenza. Il valore della solidarietà è perseguito senza scopo di lucro, appunto il no profit. Finalità civiche e sociali, riassunte nel concetto di bene comune. Qui il guadagno non è infatti lo scopo principale. Ma in presenza di contributi pubblici si capisce che la trasparenza è un fattore irrinunciabile. Il messaggio è semplice: applaudiamo l’enorme mobilitazione e siamo attenti a ogni aspetto della vita del cosidetto Terzo Settore del quale non possiamo ignorare, oltre all’adempimento del mandato di solidarietà, la fondamentale funzione di pilastro della tenuta sociale