Bene comune e sindaci

L'editoriale del direttore

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 16 luglio 2017 - Non m’interessa il colore di appartenenza. Mi interessano le azioni che i sindaci compiono a favore dei loro cittadini. Servizi, attività, tassazione locale, dialogo, efficienza. Noi saremo al loro fianco: la critica dei nostri giornalisti sarà puntuale ma costruttiva. Solo così c’è una speranza affinché la politica arresti la sua rovinosa caduta e riacquisti gradualmente vitalità e valore, forte della fiducia dei cittadini. Credo in ciò, a maggior ragione quando ho incontrato numerosi sindaci e amministratori comunali delle nostre terre, con i quali ho parlato e discusso. Ho avuto la convinzione che sono loro la chiave di volta per invertire la marcia, fino ad oggi disastrosa, della partecipazione che sempre più si è tramutata in quella diffusa astensione.  Si sente dire, quasi sempre dagli sconfitti, che per recuperare il terreno perduto bisogna tornare tra la gente, ascoltare i bisogni, garantire la vicinanza, risolvere i problemi. La vicinanza alla gente è la chiave di volta, la caratteristica fondamentale del sindaco, davvero il primo dei cittadini e tra i cittadini.

Sì, la vicinanza assume un ruolo preponderante perché è nel municipio, nelle strade e nelle piazze che il sindaco diventa l’immediato referente. Deve essere facile incontrarlo e contattarlo, prospettargli i problemi e magari anche le possibili soluzioni, discutere con lui e verificare sul campo i suoi comportamenti e le sue azioni fino ai risultati. Quale altro politico ha la possibilità di un potenzuiale rapporto diretto e quotidiano con i cittadini? Nessun altro. E’ per questo che nel territorio è possibile agire per quella ricostruzione di valori che dalla base salga poi gradualmente ai piani alti del palazzo della politica. Quando i sindaci anche di piccoli comuni, chiamati a condividere le stesse preoccupazioni e le stesse difficoltà, riescono poi a fare e fanno rete danno prova di un impegno comune che stimola e alimenta l’interesse di un numero crescente di comunità, accomunate dallo stesso spirito e dalle stesse finalità che attenuano o addirittura annullano le differenze.

Nel confronto quotidiano con la sua gente il sindaco dà vita ad una assemblea permanente: è qui che si alimenta la vera partecipazione, linfa vitale della democrazia e quindi di una politica rappresentativa sì ma diretta. E’ questo, penso e dico, il terreno più fertile per seminare e far germogliare le buone piante di una politica capèace di guardare al bene comune. E il sindaco è il centro di gravità di questa operazione. E se si opera bene non sale solo la colonnina della fiducia, sale anche la cultura della politica che ha alla base una buona amministrazione della cosa pubblica.