Con i pedofili o contro

L'editoriale del direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 28 giugno 2015 - Rodolfo Fiesoli, il guru del Forteto o “il profeta” come si faceva chiamare lui negli anni in cui tutta la sinistra italiana lo aveva elevato a modello di educatore, è «tecnicamente» un pedofilo. Condannato con sentenza definitiva per ripetuti abusi su minori nel 1985, pochi giorni fa è stato di nuovo condannato (in primo grado) a 17 anni di carcere per gli stessi reati, dopo che nel 2001 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia per abusi avvenuti sempre nella comunità mugellana guidata appunto da Fiesoli.

Ecco, tutto questo non ha impedito che, fino al 2010, il tribunale dei minori di Firenze guidato prima da uno dei miti del cattolicesimo progressista Giampaolo Meucci e poi dal giudice di sinistra (per sua stessa pubblica ammissione) Piero Tony, affidasse decine e decine di minori al Forteto. Così come non ha impedito ai servizi sociali del Mugello di non avere niente da obiettare su quegli affidamenti e sulle modalità in cui i ragazzi venivano trattati, e alla creme de la creme del cattocomunismo benpensante di considerare Fiesoli un nuovo don Milani. L’uno un pedofilo, l’altro un santo. Tutte cose che La Nazione ha raccontato, cercando di far capire la vicenda e i suoi contorni terribili, sia giudiziari sia politico/sociali che forse man mano che passano le ore sono quelle che colpiscono di più.

Ciò che lascia più di stucco non è infatti il muro di omertà che ha coperto il Forteto nel tempo - quello era purtroppo noto - ma l’attuale mancanza di umanità e di lucidà degli addetti ai lavori e di una parte della classe politica toscana. Nessuna parola di dolore per le vittime da parte, per esempio, di chi difende la vita della cooperativa (eppure basterebbe ascoltare alcune delle testimonianze rilasciate al processo dai poveri ragazzi che raccontano gli abusi subiti al Forteto), nessuna espressione di pietà da parte dei giudici che allora inviarono minori nella comunità guidata da un pedofilo, nessuna parola di scusa dai tanti politici e amministratori locali - tutti di sinistra - che in nome di chissà che cosa fecero finta che Fiesoli fosse don Milani e non un condannato per abusi... E poi colpisce, in negativo, anche l’ignavia di una parte dell’attuale classe politica toscana, in particolare del Pd.

L’opposizione di centrodestra in consiglio regionale ha presentato la richiesta di una nuova commissione d’inchiesta sul Forteto e non c’è un esponente del Pd che abbia ancora entusiasticamente aderito all’iniziativa, come invece avrebbe dovuto essere. Sono lì che ci pensano, valutano, si consultano per capire se ne vale la pena, se magari si pesta qualche piede che è meglio non pestare. Senza capire che ogni giorno di ritardo autorizza il sospetto terribile che qualcuno voglia coprire, ancora una volta, il pedofilo. Ma stavolta le mezze misure non sono ammesse, la politica degli struzzi non vincerà. O si sta con il pedofilo o contro.