Un Maggio di privilegi

L'editoriale del direttore de La Nazione

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 26 aprile 2015 - Era successo l’estate scorsa al Teatro dell’Opera di Roma, quando a Caracalla andò in scena la prima della Bohème con solo pianoforte per lo sciopero degli orchestrali, gli stessi orchestrali che poi si apprese essere pieni zeppi di privilegi e indennità assurde, come quella relativa all’umidità che si prende di sera a Caracalla, indennità estesa anche agli amministrativi e al personale di segreteria, o quella per la lingua straniera che si riscuote anche se in un’opera ci sono due o tre parole non in italiano, o all’orario di truccatori assunti tutti dalle 8 alle 14 anche se le opere come tutti sanno si eseguono la sera così che i medesimi per lavorare al momento opportuno si segnavano in straordinario.

Ma siccome in Italia ci piace scherzare soprattutto con le cose serie, ecco che si replica, e stavolta a essere a rischio la prima del Maggio Musicale Fiorentino, una delle perle di quello che dovrebbe essere il nostro biglietto da visita universale, la cultura. Come per Caracalla, in uno dei luoghi simbolo del Belpaese, Firenze. Stavolta è forse peggio.

Prima cosa perché lo sciopero minacciato e probabilmente attuato per domani sera arriva dopo quello strombazzato e poi alla fine ritirato degli Uffizi nei giorni pasquali, come se ormai si scioperasse solo in favore di telecamera.

Poi perché parliamo di una cinquantina di lavoratori (tecnici e amministrativi) che alzano il polverone non in difesa del posto di lavoro, e sarebbe sacrosanto, non in difesa di una professionalità minacciata, e anche questo sarebbe sacrosanto, quanto perché al termine di un lungo e laborioso processo di risanamento dell’Opera fiorentina una parte di loro dovrà trasferirsi in qualche altro ufficio pubblico sempre di carattere culturale (parliamo di musei o biblioteche). Nessuno perderà il posto, il nuovo impiego proposto sarà a tempo inderminato e in più nella stessa città dove lavorano adesso, Firenze. E’ possibile che nel passaggio qualche livello retributivo venga limato, ma la stabilità è mantenuta.

Ecco, andiamo a spiegarlo a uno degli americani che domani sera avrà acquistato il biglietto per la prima del Maggio ma che resterà a orecchie asciutte, spiegamogli che una grande impresa culturale fallisce, i lavoratori vengono comunque salvati e loro scioperano lo stesso. Oppure spieghiamolo a quei milioni di lavoratori privati che negli ultimi due anni hanno perso l’impiego dall’oggi al domani, e non si sa quando lo ritroveranno. O a quelle centinaia di migliaia di ragazzi che lottano per un posto fisso, e magari lo ottengono solo dopo anni e anni di precariato. Perché una cosa sono i diritti, e una i privilegi. I primi vanno tutelati, i secondi combattuti. In Italia troppo spesso non si fa invece differenza.

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