Firenze, 21 giugno 2014 - Le imprese del settore lapideo di Confindustria Toscana esprimono "grande preoccupazione" per la proposta di Piano paesaggistico all’esame del Consiglio regionale, "che rischia di penalizzare uno dei principali settori produttivi della nostra regione", come si legge in una nota dell'associazione imprenditoriale. 

Secondo Confindustria, "il provvedimento, infatti, modifica in modo sostanziale e restrittivo il quadro già complesso che regola le attività estrattive in Toscana, in particolare nelle Apuane, con la prospettiva di soffocarle nelle maglie di una normativa paralizzante, dai costi economici e sociali molto rilevanti. E tutto questo senza un adeguato confronto con il sistema economico e le organizzazioni di settore, un passaggio dovuto per un provvedimento che può mettere a repentaglio il futuro di 2mila aziende toscane del settore".

Nella  nota gli imprenditori ricoprdano che "il settore lapideo è fra i protagonisti del Made in Tuscany, con un volume di affari di 2 miliardi, di cui 700 milioni rappresentati dall’export, e 10mila posti di lavoro".

Da qui un nuovo invito sia al governo regionale, sia al Consiglio regionale ad aprire subito un confronto con le imprese, che parta da una discussione sulla sostenibilità e la compatibilità ambientale delle attività estrattive in Toscana, "un tema sul quale le aziende hanno sempre dimostrato sensibilità e impegni concreti".

Il tutto, condfidando "che il presidente Enrico Rossi accolga favorevolmente questo appello, affinché si assicuri un futuro alle aziende e ai lavoratori di un comparto che rischia di essere messo in ginocchio da un approccio ideologico e pregiudizialmente ostile alle attività produttive e allo sviluppo.

Da Confindustria Toscana arriva "un secco “no-comment di fronte ad alcune recenti dichiarazioni dell’assessore Anna Marson, che riferendosi al settore lapideo – ne avrebbe sminuito l’importanza, liquidandolo come un’economia in parte sommersa e con esportazione prevalente di materiali estratti senza più filiere di trasformazione locale, che non costituisce un vantaggio per nessuno. L’oggettività dei numeri - e un saper fare tramandato nei secoli -contraddicono queste gratuite affermazioni, tanto più gravi in questo momento di difficoltà economiche senza precedenti".