Allarme ebola, caso sospetto in California, uomo in isolamento: "Stiamo facendo i test"

Un caso sospetto del virus ebola nell'ospedale di Sacramento. L'uomo è in isolamento fino a quando le analisi diranno se si tratta di febbre emorragica. Due casi sospetti in Austria e due in Vietnam. Morto un medico in Nigeria, fu il primo a curare i malati nel suo Paese. Liberia, coprifuoco per due quartieri di Monrovia

Liberia, epidemia di ebola senza controllo (Ansa)

Liberia, epidemia di ebola senza controllo (Ansa)

Washington, 20 agosto 2014 - Un paziente di un ospedale di Sacramento, in California, è stato posto in isolamento perché potrebbe essere stato esposto al virus dell'ebola. Lo riferiscono i media americani.

L'ospedale ha rilasciato un comunicato in cui conferma che il paziente è ricoverato al South Sacramento Medical Center e che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta sta esaminando i campioni di sangue. "Anche se non è stato confermato che si tratta di ebola, stiamo adottando le precauzioni previste per la protezione dei pazienti, dei medici e dello staff. E questo include mettere il paziente in isolamento", si legge nel comunicato.

IL BILANCIO - Solamente nelle giornate del 17 e 18 agosto si sono registrati 106 decessi. L'epidemia ha finora causato 1350 morti, con 2473 casi di malattia da virus in Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria.

IERI DUE CASI SOSPETTI IN AUSTRIA - Due uomini arrivati dalla Nigeria, uno dei 4 Paesi africani dobe l'epidemia di ebola causa decine di morti ogni giorno (1.350 è l'ultimo bilancio ufficiale), sono stati ricoverati nell'ospedale di Voecklabruck nell'Alta Austria perché sospettati di essere contagiati. Lo ha annunciato il governatore locale, Josef Puehringer, aggiungendo che il risultato dei test è atteso nelle prossime ore.

DUE IN ISOLAMENTO IN VIETNAM - Due nigeriani arrivati ieri in Vietnam on sono stati posti in quarantena perché mostrano i segni del virus Ebola. I due sono arrivati in Vietnam sul volo QR961 della Qatar Airways partito il 18 agosto e arrivato all'aeroporto intenazionale Tan Son Nhat International Airport ieri pomeriggio. Sono ricoverati all' Ho Chi Minh City Tropical Diseases Hospital e resteranno sotto osservazione per 21 giorni.

MORTO MEDICO IN NIGERIA - E' morto il medico che aveva curato la prima persona contagiata dal virus Ebola in Nigeria, portando così a 5 il numero dei morti per la febbre emorragica nel più popoloso Paese africano. Lo ha reso noto il ministro della Salute nigeriano Onyebuchi Chukwu. Il 25 luglio la prima vittima: Patrick Sawyer, 40 anni, funzionario del ministero delle Finanze della Liberia, moriva in un ospedale di Lagos cinque giorni dopo essere arrivato nella città portuale nigeriana con un aereo proveniente da Monrovia. Altre tre persone che avevano avuto contatti con Sawyer erano decedute giorni dopo sempre a causa del virus, tra cui un responsabile della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale. "Con quest'ultimo decesso il totale dei morti legati al virus Ebola è salito a 5" in Nigeria, ha aggiunto il ministro Chukwu.

LIBERIA, COPRIFUOCO A MONROVIA - La presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha decretato il coprifuoco notturno e la messa in quarantena in due quartieri, uno dei quali nella capitale Monrovia, per arginare l'epidemia del virus ebola. "A partire da mercoledì 20 agosto ci sarà il coprifuoco dalle 21 alle 6" (dalle 23 alle 8 ora italiana), ha annunciato la Sirleaf in un discorso radiotelevisivo.

La presidente liberiana ha anche ordinato "la chiusura di tutti i centri ricreativi ed i video-club dalle 18". La quarantena riguarda il sobborgo di West Point a Monrovia ed un quartiere di Kakata, a sud della capitale. L'epidemia d'ebola, la più grave dall'apparizione della febbre emorragica nel 1976, ha fatto finora almeno 1.230 morti su 2.240 casi, secondo l'ultimo bilancio dell'Organizzazione mondiale per la sanità (Oms).

IN LIBERIA DUE ROBOT USA ANTI-VIRUS  - Due robot 'made in Usa' sono partiti alla volta della Liberia per combattere l'Ebola nei luoghi contaminati dal virus: con dei raggi ultravioletti particolari, gli UV-C, i robot - alti circa 160 centimetri - disinfettano molto rapidamente ambienti contaminati come i reparti ospedalieri. A dare la notizia e' il sito della WIS, canale locale della Carolina del Sud, da dove arrivano i robot, chiamati TRU-D e sviluppati con la collaborazione della UEC eletronics. Ad accompagnare i robot nella difficile missione africana sarà Jeffery Deal, direttore della Water Missions International di North Charleston e sviluppatore dei TRU-D. La loro arma segreta sono appunto i raggi ultravioletti di tipo C, gli stessi usati nelle lampade 'germicide', un tipo particolare di lampada che produce una luce ultravioletta capace di agire sul DNA ed efficace contro una grandissima quantita' di virus, batteri e altri microorganismi. Queste lampade sono usate ad esempio in sala operatoria per sterilizzare le superfici. Di questi robot, spiega Deal, ve ne sono già vari esemplari in uso in diversi ospedali americani. Per affrontare l'emergenza Ebola in Africa, spiega Deal, i due robot sono stati settati per 'sparare' una determinata intensità di luce capace di 'polverizzare' ogni traccia di virus Ebola. La loro azione decontaminante in ospedali e ambienti in cui sono state persone infettate dal virus è importante, spiega Deal, anche solo considerando che attualmente il 10-15% delle vittime dell'ebola sono state proprio operatori sanitari in prima linea nella lotta al virus fuori controllo in Africa.

OMS: LA CURA DAL SANGUE DEI SOPRAVVISSUTI - La migliore chance di cura per i malati di Ebola può arrivare dal sangue di chi è riuscito a sopravvivere a questa tremenda infezione. Visto che i farmaci sperimentali sono pochi o non ancora pronti all'uso, gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stanno pensando ad un'altra soluzione, cioè usare il plasma del sangue di chi è guarito dalla malattia, che contiene gli anticorpi sviluppati alla malattia, e 'condividere' questa immunità al virus con chi è malato per aiutarlo a combattere l'infezione. ''Alcuni studi suggeriscono che usare il sangue dei sopravvissuti può essere una strategia di successo - spiega al quotidiano inglese The Independent David Wood, coordinatore del gruppo dell'Oms che sta valutando questo approccio - Nel 1995 nella Repubblica democratica del Congo, 7 persone infettate su 8 hanno ricevuto questa terapia e sono sopravvissute all'epidemia, che ha avuto un tasso di mortalità dell'80%. Anche se le ricerche finora hanno dato risultati contrastanti, vale la pena di provare questa strada visto il bilancio delle vittime''. Si tratta di un'opzione praticabile e, continua Wood, ''stiamo consultando i tecnici che hanno la capacità di assistere e maneggiare il sangue, in modo da capire quando questa strategia può essere effettivamente disponibile. Presto avremo le informazioni necessarie''. Secondo le cifre fornite dall'Oms, circa il 40% delle persone contagiate in quest'epidemia è riuscito a sopravvivere. I ricercatori stanno analizzando il sangue dei sopravvissuti, per testarlo per altre malattie e poi separarlo dal plasma. Gli anticorpi presenti nel plasma sono prodotti dai globuli bianchi in risposta alle invasioni esterne del corpo. Si attaccano ai microbi, neutralizzandoli. ''Le trasfusioni di sangue dai sopravvissuti all'Ebola - commenta Mary Kate Kart, immunologa tra i primi a studiare gli anticorpi di Ebola per l'esercito Usa - possono dare benefici, speciamente se fatte all'inizio della malattia, e sono relativamente sicure. Non è un'idea folle provarci''. 

LIBERIA, LACRIMOGENI CONTRO MANIFESTANTI  - La polizia liberiana ha lanciato gas lacrimogeni contro manifestanti che nella capitale Monrovia manifestavano contro il coprifuoco e la messa in quarantena del sobborgo di West Point. Coprifuoco che entrera' in vigore questa sera dalle 21 alle 6 (dalle 23 alle 8 ora italiana).

PRONTA TASK FORCE IN LIGURIA - "Siamo pronti ad intervenire adeguatamente e con gli strumenti sanitari necessari per gestire eventuali casi sospetti e comunque tutte le situazioni che possono derivare dall'esposizione al virus ebola". Lo ha detto l'assessore regionale alla salute Claudio Montaldo dopo la riunione della task force che la Regione Liguria, sotto la regia del settore prevenzione e dell'agenzia regionale sanitaria, ha predisposto già a fine luglio per adottare iniziative per gestire l'eventuale infezione. La task force, composta da direzioni sanitarie, infettivologi, igienisti e rappresentanti dei dipartimenti di prevenzione, 118, sanità marittima e medici di medicina generale, ha definito le procedure da adottare per la gestione di tutti i livelli di gravità dell'eventuale infezione, individuando i posti letto nelle diverse aree territoriali, gli operatori coinvolti e le misure di profilassi da attuare nelle diverse situazioni. "Il documento che contiene gli indirizzi attuativi da applicare sul territorio ligure - ha spiegato Montaldo - è stato approvato in sede tecnica e sarà reso operativo con l'invio a tutti gli addetti sanitari coinvolti". ". Al momento, sottolinea la Regione, l'organizzazione mondiale della sanità ha definito il livello attuale privo di rischi per la popolazione in Italia e viste le misure di controllo già attuate presso porti e aeroporti e per le zone frontaliere la situazione epidemiologica, raccolta a livello internazionale, conferma che è tutto sotto controllo, ad eccezione dei Paesi in cui sono in corso i focolai epidemici.