'Metodo' Trump tra sfuriate e carezze. "Ecco i segreti di un outsider"

Dietro la raffica di insulti e le rare occasioni in cui Trump ha usato toni più morbidi si nasconde, secondo molti analisti, un’accurata strategia per conquistare la Casa Bianca. Gli analisti: "Punta sulla personalità"

Trump festeggia la nomination mangiando patatine fritte

Trump festeggia la nomination mangiando patatine fritte

New York, 28 maggio 2016 - C'è del metodo nella sua follia. Dietro la raffica di insulti e le rare occasioni in cui Donald Trump ha usato toni più morbidi si nasconde, secondo molti analisti, un’accurata strategia per conquistare la Casa Bianca. "Da qualche tempo – osserva Leslie Savan di The Nation – siamo sulle montagne russe: non appena la stampa scorge un Trump più presidenziale, lui la sciocca con affermazioni tipiche del ruvido showman che conosciamo da sempre. Il tycoon si fa beffe di questi tentativi di normalizzarlo. Come ha detto più volte: ‘Essere presidenziali è noioso’. Trump vuole incarnare il sogno populista di un ‘vero’ outsider che va al potere e sistema le cose. Una fantasia che affonda le sue radici in racconti come re Artù e che abbiamo visto spesso al cinema".

Il 'metodo Trump', un passo avanti e uno indietro, sembra funzionare perfettamente contro Hillary Clinton. "Per Donald essere presidenziale è un tratto – fa notare Wesley Morris del New York Times – che può essere attivato o disattivato a seconda delle necessità. È una tattica inaugurata da Franklin D. Roosevelt. Lui è il primo candidato a fare di questa alternanza una strategia di campagna elettorale. Si descrive come apertamente anti-presidenziale, ma è furbo abbastanza da usare questa parola contro i suoi avversari. Vi ricordate il povero John Kasich? Dopo averlo visto divorare una frittella il tycoon disse: ‘Avete osservato come mangia? È disgustoso. Volete che sia lui il vostro presidente?’. Donald fa sembrare facile essere anti-presidenziali, mentre Hillary fa sembrare essere presidenziali una cosa durissima".

Anche i continui cambi ai vertici dello staff del tycoon confermano, paradossalmente, la sicurezza di farcela. "La partenza di Rick Wiley – sottolinea James Hohmann del Washington Post – dimostra che Donald non pensa di aver bisogno di una campagna moderna per vincere. Come ha detto la settimana scorsa, pensa di conquistare la Casa Bianca sfruttando la sua personalità e senza usare raffinate tattiche di analisi statistiche. Pensa di essere migliore degli uomini che si occupando della sua comunicazione".

E poi c’è il colpo che non ti aspetti. "La vera mossa della settimana – spiega Scott Adams, papà della striscia Dilbert ed esperto di tecniche di persuasione – è l’offerta di fare un dibattito con Sanders. Così Donald fa sembrare la Clinton poco importante. Inoltre, rispetto a Bernie, Trump sembrerà il candidato più tradizionale, cosa di cui ha estremamente bisogno. Non credo che durante il dibattito, se mai dovesse avere luogo, ci saranno colpi bassi: il tycoon vuole i voti del senatore del Vermont, mentre Sanders ha imperniato la sua campagna sul concetto di ‘civiltà’. Giocheranno pulito, cosa che aiuterà Trump più di Bernie e lo farà sembrare più presidenziale".