Epatite misteriosa, caso sospetto a Prato: bimbo di 4 anni in terapia intensiva

Il piccolo è stato trasferito dal Meyer al Bambino Gesù di Roma. Gli esperti stanno valutando se è necessario il trapianto di fegato

Una sala di terapia intensiva

Una sala di terapia intensiva

Prato, 22 aprile 2022 - Dal reparto di pediatria del Santo Stefano alla Rianimazione del Meyer per poi proseguire la sua corsa per la vita fino a Roma, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Da ieri pomeriggio si trova ricoverato nel reparto di Rianimazione del nosocomio romano il piccolo di appena 4 anni e di nazionalità straniera, che mercoledì è stato portato dai genitori all’ospedale pratese con sintomi molto gravi tanto da far ipotizzare un caso sospetto di epatite acuta pediatrica da cause misteriose.

Di questa epatite acuta infantile ancora non si conoscono le cause scatenanti: non appartiene infatti ai cinque tipi noti - A, B, C, D, E - tanto che gli esperti la classificano come "non A-non E". I casi sono in crescita da qualche mese, come emerge dall’alert lanciato ad inizio aprile dalla Gran Bretagna (dove si registrano 108 casi) e da altri Paesi europei (Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna).

Un centinaio di casi in tutto il mondo. E per un episodio su dieci è stato necessario ricorrere al trapianto di fegato. Al momento in Italia si segnalano quattro casi sospetti di epatite acuta grave pediatrica. Il primo caso sospetto in Toscana riguarda il l bambino pratese che ieri pomeriggio è stato trasferito da Firenze a Roma a bordo di un’ambulanza, perché le condizioni meterologiche non consentivano il trasferimento in elicottero.

Non appena ha varcato la soglia del Bambino Gesù, il piccolo paziente è stato destinato al reparto di Rianimazione, vista la gravità delle sue condizioni. Per lui si paventa la possibilità del trapianto di fegato. E’ stato affidato alle cure del professor Giuseppe Maggiore, direttore dell’Epatogastroenterologia e trapianti di fegato del Bambino Gesù, che gestirà il piccolo insieme ai colleghi della Rianimazione e all’equipe che si occupa dei trapianti. Al bimbo è stata constatata una grave sofferenza epatica, ma la causa scatenante è da verificare.

Saranno importantissime le prossime ore nella valutazione dell’agente patogeno che ha provocato l’infezione al fegato. Un’indagine che procederà per esclusione in mancanza di un marcatore conosciuto e che vedrà la collaborazione a distanza dei medici del Meyer.

Saranno ore decisive nelle quali i dottori dovranno indicare il percorso terapeutico più opportuno da intraprendere oppure concretizzare l’ipotesi del trapianto di fegato, anch’essa sul tavolo delle valutazioni dei sanitari. Un approccio multidisciplinare che vedrà Roma e Firenze, dove è stata svolta una buona parte delle indagini, in continuo contatto per giungere ad una diagnosi precisa.

Per la Toscana, se confermato il sospetto di episodio di epatite acuta grave infantile da agente patogeno sconosciuto, l’episodio pratese sarebbe il primo«Il caso – afferma l’assessore regionale alla salute Simone Bezzini – è stato prontamente valutato dall’ospedale di Prato, che ha trasferito il bambino nei tempi congrui al Meyer, centro di riferimento regionale per l’epatologia, il quale ha preso subito in cura il bambino stabilizzandone le condizioni e prendendo contatto diretto con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, autorizzato al trapianto di fegato nei minori". In queste ore sono in corso tutti i necessari accertamenti e approfondimenti.

"Ringrazio l’ospedale di Prato, il Meyer e gli operatori che con grande competenza ed umanità stanno curando il bambino – conclude Bezzini –. Per l’epatologia il Meyer a livello europeo, con il professor Indolfi, è riferimento anche per l’Oms. Questo caso dimostra come l’esistenza di una rete pediatrica regionale, coordinata dal Meyer, garantisca anche in casi gravi come questo il corretto percorso clinico, insieme all’efficacia e all’appropriatezza delle cure erogate".

Sara Bessi