"Diga di Mosul rischia di cedere, a rischio la vita di un milione e mezzo di persone"

L'italiana Trevi è stata selezionata per condurre i lavori di riparazione della struttura in Iraq, costruita su fondamenta instabili che si erodono continuamente

La diga di Mosul (Ansa)

La diga di Mosul (Ansa)

Baghdad, 29 febbraio 2016 - E' allarme per la diga di Mosul. Il governo iracheno e l'ambasciata Usa a Baghdad mettono in guardia i residenti lungo il fiume Tigri su un possibile cedimento della struttura. Le due autorità non usano mezzi termini e spiegano che il rischio di caduta è "serio e senza precedenti". L'ambasciata statunitense affema che "un'evacuazione rapida rappresenta lo strumento più efficace per salvare vite di centinaia di migliaia di iracheni", stimando che un crollo della diga potrebbe provocare la morte di quasi 1,5 milioni di iracheni che vivono lungo il Tigri. L'italiana Trevi è stata selezionata per condurre i lavori di riparazione della diga, costruita su fondamenta instabili che si erodono continuamente. Per un breve periodo nel 2014 l'opera è finita nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico e le sue strutture sono state ulteriormente danneggiate.

Il governo iracheno stipulerà nei prossimi giorni l'accordo per eseguire i lavori di ristrutturazione. Baghdad ritiene infatti che sia "necessaria" la ristrutturazione della diga e per questo ha fatto sapere, tramite una nota diffusa alla stampa, di aver iniziato i preparativi della sua messa in sicurezza. In un comunicato, nel quale non si cita mai la ditta italiana Trevi, il governo di Baghdad spiega che "bisogna mettere in sicurezza la struttura e assicurarsi che la diga possa continuare ad operare sia per assicurare una riserva d'acqua al paese, sia per aumentare la potenza energetica in vista della prossima fase di liberazione di Mosul" dallo Stato islamico. A stabilire che era necessario un intervento è stato il governo nel 2014 "a causa degli attacchi dello Stato islamico che hanno provocato danni alla diga e hanno fermato i lavori già avviati.

Saranno circa 500, con un piccolo incremento rispetto al numero annunciato di 450, i militari italiani dispiegati nel Nord dell'Iraq a difesa della diga. Secondo quanto appreso da askanews, il piccolo aumento degli effettivi è legato a nuovi compiti di "formazione e addestramento" delle forze locali, pur restando l'obiettivo principale di "proteggere l'area della diga e l'incolumità del personale della ditta che compierà i lavori". Il dispiegamento, in ogni caso, non sarà immediato. Nonostante l'urgenza dell'intervento, sottolineata in un recente rapporto degli Stati uniti, "servirà ancora del tempo" prima che i militari italiani possano dare il via alla missione. "Dipenderà dalla ditta che deve compiere il sopralluogo e i lavori di pianificazione". A partire sarà una delle due brigate al momento disponibile, la Garibaldi o la Folgore.