Portoferraio (Isola d'Elba, Livorno), 30 giugno 3014 - “N” come Napoleone. Ovunque tracce dell’esiliato più famoso della Storia. Quest’anno più che mai: la gemme verde del Mediterraneo celebra infatti, in pompa magna, il bicentenario dell’arrivo di Bonaparte all’Isola d’ Elba (www.napoleoneimperatoreelba2014.it), dopo 200 anni ancora saldamente legata al “suo” Imperatore. «La presenza di Napoleone? Un’occasione di crescita e innovazione da Portoferraio alle miniere di Rio e Capoliveri, e poi ancora al granito del Capanne», assicura Antonella Giuzio, presidente del Comitato per le Celebrazioni.

«Siamo cresciuti a latte e Napoleone, ma anche vino - sorride Antonio Arrighi, un’azienda vitivinicola a Porto Azzurro e una spiccata somiglianza a Bonaparte - : è stato lui a volere che il nettare degli Dei prodotto sull’Isola avesse la denominazione d’origine».

MOLTI, sullo “Scoglio”, conservano nella memoria le parole che Bonaparte pronunciò poco prima di morire: «Sei anni or sono - disse con rimpianto - giungevo all’Isola d’Elba. Pioveva. Io guarirei, se potessi risentire quella pioggia» (S. Foresi, “Napoleone pover’uomo”, 1941). «Pronunciate da un grande uomo, possono solo essere d’orgoglio per gli elbani che lo ospitarono a suo tempo e per chi ora rivive un momento storico dopo 200 anni; anche a lui l’Elba era rimasta nel cuore», sorride la bionda Cheti Soldani, talmente innamorata della sua Isola, da immortalarla in foto mozzafiato.

Fra tante voci “pro”, ce n’è una che vuol distinguersi. Quella del Comune di Capoliveri, «l’unico che si oppose alle pretese napoleoniche», ci tiene a sottolineare il sindaco, Ruggero Barbetti. «Lui reagì stilando il 16 novembre 1814 l’ordine che aveva come titolo “Rivolta a Capoliveri e Sua repressione” - ricorda - . Il nostro omaggio non riverente, vuol ricordare proprio che i capoliveresi protestarono, si rivoltarono contro le angherie dell’Imperatore. Napoleone, di conseguenza, mandò i suoi soldati per sedare la rivolta. Le cronache di allora raccontano che una giovane elbana, forse di Portoferraio, si sacrificò per il bene del suo paese e offrì le sue grazie all’Imperatore, che risparmiò l’attacco». Cherchez la femme...

«Nei nove mesi dell’esilio, l’Isola si adattò a lui e lasciò che sconvolgesse la sua vita sonnacchiosa - interviene Alessandra Palombo, dal Comune di Portoferraio - . Napoleone riuscì a essere sovrano di uno scoglio, al cui miglioramento organizzativo sociale ed economico si dedicò con zelo, fino a quando non arrivò il momento favorevole per il ritorno in Francia, il 26 febbraio 1815».


Durante il suo soggiorno - seppure in forma di un singolare esilio - Portoferraio diveniva Capitale: la sua presenza è stata tale da lasciare importanti segni nella legislazione, nell’organizzazione dell’Isola, delle sue strade, miniere, l’agricoltura, il teatro, perfino l’ospedale.

MA COSA pensa chi sull’Isola è venuto al mondo e vive, dell’ingombrante ombra di Bonaparte? Un bluff, orgoglio sincero?
«Napoleone per noi è stato il personaggio che ha portato all’Elba la storia con la S maiuscola e che l’ha resa celebre nel mondo - assicura Alessandro Allori, giovane e promettente scrittore elbano - . Un uomo straordinario, con molte luci e ombre, che prese sul serio il ruolo di sovrano di uno Stato in miniatura».
Amato, quindi. Tanto che, alla sua partenza, ben 400 ragazzi se ne andarono con lui. Le sue parole di commiato furono «Amici miei, non vi dimenticherò mai! Vi affido ciò che ho di più prezioso: mia madre e mia sorella. È questa la miglior prova di tutta la fiducia che ripongo in voi!».
Inutile cercare voci antinapoleoniche: su uno “Scoglio” grande così, diviso in ben otto comuni, solo “N” riesce a mettere tutti d’accordo.

Letizia Cini
[email protected]