Perugia, 1 novembre 2013 - Immaginate di svegliarvi una domenica e di ritrovarvi in prima pagina sul giornale della vostra città. Immaginate il telefono che squilla all'impazzata e la pioggia di mail e messaggi. Ecco, questo è quello che è accaduto ad Alessia Bottone. Il percome ed il perché sarà lei stessa a svelarli.
Quello con Alessia è un incontro di nuova generazione. È una chiamata Skype. La ragazza è la giovane autrice di "Amore ai tempi dello stage", un volumetto magro magro, capace di descrivere una generazione nel tempo di una risata.
Una chiacchierata da lontano in vista della presentazione del libro a Perugia, il 10 novembre, all'interno del festival Umbria Libri. Alessia è a Verona, nella sua camera, quando risponde alla videochiamata. Classe '85, la ragazza ne ha viste tante prima di decidere di tornare a fare i conti con lo Stivale. Ha alle spalle studi di Scienze Politiche e la permanenza in sei differenti paesi, attraversati tra uno stage non retribuito e l'altro. La svolta è rappresentata dalla lettera, proprio quella per cui è finita in prima pagina. Ma partiamo dal principio.

Alessia perché hai deciso di tornare invece di rimanere all'estero? Cos'è succeso?


Dopo 5 anni, dopo aver cambiato 6 paesi, hai voglia di tornare. Soprattutto però sei convinta di essere pronta per tornare. Dici, ora ho tutte quelle competenze che mi permetteranno di restare. Io poi avevo anche un altro problema. Con l'ultimo stage alle Nazioni Unite, avevo finito tutti i soldi.

Una volta rimpatriata invece?


Sono tornata a fare la cameriera, quando il lavoro c'era. A volte non si trovava nemmeno quello. Ero costretta a nascondere la mia laurea. Perché mai avrebbero dovuto assumere me come lavapiatti, quando con le mie aspirazioni sarei stata per forza a tempo determinato?

Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso e la lettera?
Avrebbero dovuto assumermi in un'azienda. Prima della firma del contratto però era previsto un corso a mie spese. Alla fine mi ritrovo inspiegabilmente con un corso da pagare e senza un lavoro. A quel punto ho deciso che no, avanti così non ci potevo andare e ho scritto al quotidiano della mia città, L'Arena. L'ho fatto per presentare un problema e chiedere consiglio, e invece mi sono ritrovata in prima pagina.

 

È a questo punto che è nato il blog, che è stato poi il progenitore del libro, giusto?


Si, a questo punto inizio a raccogliere le storie di altri ragazzi come me. Continuavo in ogni caso a fare i miei lavoretti più che precari, anche se avevo sempre meno tempo. Il mio ruolo diventava sempre più pubblico. Poi un giorno sono arrivata ad una puntata di "Uno Mattina", dove ho conosciuto il direttore di Vero Salute, con il quale ho iniziato a collaborare. È da quella domanda di collaborazione che mi sono detta che forse, con la scrittura, potevo combinare qualche cosa di buono.

Così è nato "Amore ai tempi dello stage, un ritratto, tutto da ridere, su quel che accade a due esseri umani alle prese con il sentimento più precario al mondo.
In realtà ce ne sono state due stesure. Solo nella seconda ho trovato la dimensione giusta, quella dell'ironia. Quella di racconti brevi, da leggere in ordine, in disordine, tutti d'un fiato o nei ritagli di tempo. Personaggi con nomi stereotipo, come l'uomo tagliamoipontisennosoffriamo, in cui il lettore si possa riconoscere. Oggi di tempo ne abbiamo poco, volevo far riflettere ma con il sorriso.

Alessia è fiera di quelle pagine di carta che le hanno permesso di venire a contatto con moltissime persone. Di quel 10 per 15 centimetri, spesso appena 105 pagine, ha curato tutto. Ha chiamato le librerie di mezza Italia e spedito copie a destra e a manca. Perché la carta oggi ha un valore e una concretezza che rimangono immutati. Il web l'ha lanciata, ma ora può voltarsi e vedere il suo nome nel libro sullo scaffale. Chissà che presto non torni a farci ridere. Pare proprio che ci sia un'altra opera in cantiere.