Si smarriscono di notte nei boschi. Li rintracciano grazie a un’App

Val di Magra, tecnologia gps in aiuto di quattro giovani escursionisti

Uno smartphone

Uno smartphone

La Spezia, 18 maggio 2015 - TECNOLOGIA, croce e delizia dei tempi moderni. Ma nell’avventura capitata a un gruppetto di giovani liguri (due ragazzi di 15 anni, una donna di 31 anni e una 24enne, tutti di Ortonovo, tranne uno dei due minorenni di Carrara) è il caso di dire delizia. I quattro infatti, sabato pomeriggio, dopo essersi persi nei boschi della Val di Magra, sono stati rintracciati e salvati, prima dello scoccare della mezzanotte, grazie ai telefonini di ultima generazione, gli smartphone. Fortunatamente questi cellulari, ultra moderni e dotati di tutte le app possibili immaginabili, avevano la batteria carica a sufficienza, tanto da permettere ai giovani di scaricare, dalle impostazioni, la geolocalizzazione, un sistema dotato di Gps che fornisce in tempo reale le coordinate necessarie per individuare la zona.

I ragazzi, nonostante fossero presi dal panico, dal momento che la notte si avvicinava e il solo pensiero di trascorre la serata in un bosco faceva perdere loro la lucidità, hanno fornito ai vigili del fuoco di La Spezia, i dati ricavati dai loro telefonini. I soccorritori una volta ricevute le coordinate le hanno inserite in un software di mappatura, Oziexplorer, da loro solitamente utilizzato per la ricerca di persone. Oziexplorer che consente di trasferire dati tra gps ha permesso ai pompieri di individuare la zona esatta per recuperare i dispersi. Detto fatto, nel giro di poche ore la grande paura si è trasformata in un respiro di sollievo: alle 19,30 era stato lanciato l’allarme da parte dei ragazzi con una telefonata al 112, alle 22,30 il ritrovamento. Tre ore indubbiamente di angoscia per il gruppetto ma che potevano trasformarsi in un’intera nottata se i quattro non fossero usciti in compagnia dei loro cellulari. Prima di ricorrere alla geolocalizzazione erano stati utilizzati altri mezzi: i carabinieri avevano provato a lanciare in cielo razzi verdi e a dispiegare al massimo le sirene per fare in modo che i giovani vedessero e sentissero quei segni e per capire quanto fossero distanti dai militari. Ma nonostante l’utilizzo di questi strumenti era difficile per i quattro descrivere ai soccorritori quanto distanti fossero. Fortunatamente alla fine in loro aiuto sono arrivati quei telefonini spesso al centro di polemiche per una presenza troppo invasiva nella vita quotidiana. Ma in questa avventura a lieto fine, è proprio il caso di dirlo, si può davvero parlare di una tecnologia che fa bene e fa tirare un sospiro di sollievo .

Serena Valecchi