Massacrata nel parco. "Vorrei guardarlo negli occhi"

Parla Roberta Giannotti, la ragazza assalita nel parco dell'Ambrogiana

Roberta Giannotti col padre (Fotocronache Germogli)

Roberta Giannotti col padre (Fotocronache Germogli)

Fucecchio (Firenze), 24 febbraio 2018 - «Vorrei guardarlo negli occhi. Soltanto quello. Non ho niente da chiedergli». Voce di bambina, lunghe ciglia nere a incorniciare grandi occhi color nocciola. Roberta Giannotti, 18 anni, lotta ancora con le botte inflittele da una mano violenta incontrata all’alba del 14 ottobre a Montelupo Fiorentino. In viale Umberto I.

Lì venne aggredita con ferocia, poi trascinata e abbandonata tra sangue e foglie. Torna a parlare, lo ‘scricciolo’ di Fucecchio, provincia fiorentina al confine con il Pisano. Stavolta parla sapendo nome e volto del suo carnefice. Alessio Martini, 21 anni, montelupino, arrestato dalla polizia all’alba di giovedì. Tentato omicidio e rapina aggravata, i reati a lui contestati.

E’ la fine di un incubo?

«In parte, lo è. In parte, no. Quello che è successo non si cancella. Torna davanti ai miei occhi ogni volta che mi guardo allo specchio».

Cosa ha fatto appresa la notizia?

«Quando il dirigente del commissariato, Francesco Zunino, me lo ha detto, al telefono, faticava a rendermi conto. Ci è voluto un po’ di tempo».

Qual è la prima cosa che ha pensato quando ha realizzato?

«L’ho cercato su Facebook, volevo vedere che faccia avesse colui che mi aveva assalita alle spalle. Sono rimasta senza parole quando ho saputo che aveva appena qualche anno più di me».

Mai visto prima?

«Mai. Quel volto non mi dice niente. Non ho mentito sul fatto di non ricordare. Ancora oggi, la mia memoria è vuota».

E la paura, quella è passata?

«No. Il buio è una tortura. Dormo con la luce accesa. Non riesco ad andare in giro da sola».

Una volta dimessa dall’ospedale disse di voler tornare all’Ambrogiana, dove venne ritrovata tramortita. Ce l’ha fatta?

«Pochi giorni prima di Capodanno, sono tornata al parco, con alcuni amici. Non l’ho detto a nessuno. Speravo mi aiutasse a ricordare, invece...».

Adesso, che il presunto colpevole si trova in carcere, che cosa si auspica?

«Spero soltanto di avere giustizia. Spero che non torni subito libero. Né una vita complicata né la paura possono giustificare ciò che ha fatto».

E per la sua vita, cosa si augura?

«Di sogni faccio fatica a parlare. Devo fare ancora i conti con le ferite alla testa e alla bocca, le più dolorose».

Questa terribile vicenda le ha tolto la sua spensieratezza. Le ha lasciato qualcosa?

«Sì. La voglia di dire grazie a chi mi è stato accanto e, più che mai, alla polizia. Gli agenti hanno dimostrato grandi capacità e altrettanta umanità. E poi...».

Continui...

«E poi voglio dire ai miei coetanei, occhio a chi frequentate. Soprattutto, non andate in giro da soli».