I profughi al lavoro

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 18 gennaio 2017 - Caro direttore, leggo che il nuovo governo è intenzionato a indirizzare a lavori socialmente utili i profughi arrivati nel nostro Paese. Mi domando perché si sia aspettato così tanto. Finora li abbiamo visti soprattutto bighellonare nelle nostre città col telefonino in mano. Uno schiaffo per gli italiani poveri o diventati tali.

Patrizio Scotti

Caro Scotti, Se c’è un aspetto che ha inciso negativamente sull’opinione pubblica nell’ambito dell’arrivo in Italia dei profughi è proprio che essi vengano mantenuti a carico dello Stato cioè nostro, senza che si possa chiedere in cambio la benché minima attività lavorativa. Così, ci siamo trovati come lei descrive con le piazze piene di migranti intenti ad armeggiare col telefonino da mattina a sera. Il fatto ha indispettito gran parte degli italiani e risulta estremamente diseducativo per gli stessi richiedenti asilo. Il nuovo governo vuole porre fine a questo aspetto e avviare i profughi a lavori socialmente utili. Bene. Ancor meglio se riuscirà nelle altre due missioni che si è imposto: accoglienza solo a chi ne ha diritto (anche utilizzando i Centri di identificazione ed accoglienza ) e massimo rigore per chi diritto non ha. Saremo anche il paese dei falsi invalidi. Continuare a esserlo anche dei falsi profughi sarebbe davvero il massimo.