Piazzale Oriana Fallaci, "Firenze ti dice grazie" / VIDEO

L'intitolazione alla Fortezza, le parole del sindaco Nardella

La cerimonia di intitolazione (foto Umberto Visintini/NewPressphoto)

La cerimonia di intitolazione (foto Umberto Visintini/NewPressphoto)

Firenze, 16 settembre 2016 - "Noi le dedichiamo questo piazzale anzitutto come segno di gratitudine, non come gesto riparatore perché Oriana amava in modo assoluto la sua città". E’ soddisfatto e contento il sindaco Dario Nardella quando scandisce queste parole. Pochi minuti prima aveva scoperto la targa che intitola il giardino della Fortezza a Oriana Fallaci. Giornalista, scrittrice. Donna indipendente. E libera. Forte anche quando ha combattuto la malattia che l’ha portata alla morte dieci anni fa. Proprio lì vicino, in piazza Indipendenza a Villa Santa Chiara. Perché aveva girato il mondo ma aveva voluto morire nella sua Firenze.

"Hai visto che ci s’è fatta", mi ha detto il sindaco pochi secondi prima che iniziassero a suonare le chiarine e i flash facessero chiaro il grigiore intorno, come a illuminare la grandezza di Oriana. La fontana della vasca dei cigni ha sparato un getto ancora più su e il giglio è soffiato via. Eccola finalmente la targa. Piazzale Oriana Fallaci.

E’ stata una piccola, grande battaglia arrivare all’intitolazione. La Nazione nell’arco di questi dieci anni ha pungolato, sollecitato, polemizzato. Acceso i riflettori sull’oblio in cui si voleva confinare Fallaci, il suo pensiero, i suoi libri prima e post 11 Settembre.

Firenze, siamo convinti, è orgogliosa, di questo seppur tardivo, traguardo. Un arrivo da cui ripartire. Il sindaco Nardella da quando è salito a Palazzo Vecchio, bisogna riconoscerlo, ha sdoganato il tabù Fallaci anche tra i suoi del Pd. Ha iniziato a renderle omaggio al cimitero degli Allori il 15 settembre. E non ha tentennato oltre quando la scadenza dei dieci anni dalla morte non dava più alibi formali.

Tanto che ieri ha detto alla Fortezza: "A dieci anni dalla sua morte, Oriana Fallaci ci invita a riflettere sull’identità e sulla crisi di valori dell’Europa. Non potremo mai dialogare veramente con chi è diverso senza avere una forte consapevolezza della nostra identità". Un po’ di tempo fa non sarebbe passato come un discorso di sinistra, certo. Ma Firenze è grande perché riesce ad andare oltre il senso di appartenenza politica. Siamo di Firenze, è questa l’appartenenza. Il sindaco lo sa e rilancia: "Firenze è una grande città, tiene insieme la vocazione al dialogo di Giorgio La Pira con l’appassionata difesa dell’identità di Oriana Fallaci".

E ora? I prossimi dieci anni? Il nostro ultimo dibattito ha chiesto di far conoscere chi è e cosa ha rappresentato quella donna, fragile e superba, al tempo stesso. E di fare anche un passo in più: darle quel Fiorino, come ha ricordato Umberto Cecchi ad agosto sul giornale, che le è stato negato finora. "Dedicare un piazzale alla fiorentina Oriana Fallaci non basta ma è un inizio. Firenze inizia a usare il buonsenso e non l’ideologia", ma per questo "sono serviti 10 anni" ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur e coordinatore toscano di NcD.

"Il centrodestra in questi anni ha sempre chiesto questo, se adesso si inverte la rotta non possiamo che esserne contenti. Ma si può fare di più". Per Toccafondi "la mancanza di volontà a riconoscere a Oriana il Fiorino d’oro, massima onorificenza di Firenze, resta non solo uno sgarbo ma una ingiustizia. Visto che la rotta è invertita adesso possiamo porre rimedio a questa ingiustizia, senza aspettarne altri dieci anni". Giusto.

Intanto la conoscenza può finalmente essere approfondita. C’è il Fondo Oriana Fallaci. E’ stato donato dal nipote della scrittrice Edoardo Perazzi al Consiglio regionale della Toscana. Ora sarà collocato in gran parte nella nuova biblioteca a palazzo Cerretani, in piazza dell’Unità. Ottimo. Un vero patrimonio. I libri, 656 volumi, e gli scritti, avranno una sala nella biblioteca. Il materiale archivistico sarà invece conservato dall’archivio dell’Assemblea toscana, che allestirà una adeguata sala di consultazione.

La nuova sede della biblioteca è già stata allestita e sarà presto inaugurata. È una grande biblioteca che riunirà quelle della Regione, avrà oltre 160 mila volumi, molte centinaia di codici, un patrimonio importantissimo di fondi documentali e archivistici. Nella parte libraria del Fondo Fallaci sono raccolte tutte le sue opere a stampa, in italiano e nelle molteplici traduzioni in varie lingue, dall’inglese al norvegese fino al giapponese e al persiano. Il materiale archivistico abbraccia pressoché tutta la vita professionale di Oriana Fallaci, dagli anni Cinquanta fino al 2006.

L’idea del Fondo, ha spiegato ancora il nipote di Oriana Fallaci, "nasce dieci anni fa quando ci recammo nella casa di Oriana a New York, che era piena delle sue cose come un uovo, e non sapevamo dove mettere tutto quel materiale. Ci venne in soccorso il Consiglio regionale, con il presidente di quel momento, Riccardo Nencini, e con Aligi Cioni (giornalista, in quel momento era il portavoce del presidente dell’assemblea toscana, ndr)". Un grande investimento culturale: "Ora i ragazzi di Firenze potranno dare sfogo alla loro voglia di scoprire Oriana".

"Finalmente Firenze ricorda Oriana Fallaci come deve essere ricordata", plaude il vicepresidente del Consiglio toscano Marco Stella. "Qui in Consiglio, facciamo la nostra parte. Abbiamo il dovere e l’obbligo di tramandare ai posteri la sua figura e la sua opera".

Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani si è impegnato assai nella battaglia per la memoria. Prima l’intitolazione della sala stampa di Palazzo Panciatichi e ora la divulgazione pubblica grazie alla regolamentazione del Fondo Fallaci: "Ci siamo impegnati a collocare tutto questo in una parte della nuova biblioteca che sarà aperta a ottobre a palazzo Cerretani in piazza dell’Unità d’Italia. Aperta a tutti gli studiosi, a tutti gli interessati. La figura della Fallaci sarà sempre più conosciuta".

Con i libri del Fondo ci sarà anche la macchina per scrivere modello Adler Junior 12. Tic, tic, tic. Oriana c’è. Finalmente.