Malaria, i sintomi: cosa sapere e come difendersi

Un tempo la malattia era molto diffusa in Italia

Un reparto di malattie infettive

Un reparto di malattie infettive

di Armando Sarti*

Firenze, 7 settembre 2017 - La malaria, un tempo una malattia molto diffusa anche da noi. Il decesso della bambina all’ospedale di Brescia è davvero drammatico, ma è da considerarsi un evento eccezionale. La malattia è causata da un parassita, il plasmodium, che infetta l’uomo tramite la puntura di una zanzara.

Attualmente le infezioni che avvengono nel nostro paese fanno quasi sempre seguito a un contagio avvenuto in un paese tropicale. O se si esclude la trasmissione del parassita tramite sangue infetto, più raramente la zanzara è stata trasportata durante un viaggio dai tropici. Non tutte le zanzare però trasmettono la malattia. Per essere infettati bisogna essere punti da un particolare tipo di zanzara, l’Anopheles, che ha punto precedentemente un individuo malato. Il riscontro di questo tipo di zanzara in Italia è da considerarsi eccezionale.

L’anopheles, punge di notte, dal tramonto all’alba. Quindi la migliore prevenzione è evitare di essere punti. Nel passato l’eradicazione della malaria è stata realizzata anche in Italia mediante le bonifiche. Nelle aree a rischio, costituite da tutta la fascia equatoriale e sub-tropicale, i repellenti per le zanzare da spruzzare sulla pelle e le apposite tendine attorno ai letti costituiscono la base della prevenzione.

La profilassi farmacologica, molto efficace, è consigliata per il soggiorno in particolari aree a rischio ed è consigliata in questi casi dalle strutture sanitarie. Consultare il medico e informarsi, anche tramite i siti specifici del Ministero della Salute, prima di intraprendere un viaggio nelle zone a rischio, è sempre consigliabile.

La sintomatologia classica, che differisce un po’ in base al tipo esatto del parassita in gioco, si manifesta da poco più di una settimana a poco più di un mese dopo la puntura. Inizia con la brusca insorgenza di febbre, spesso accompagnata da brivido scuotente, della durata variabile di qualche ora, seguita dall’abbassamento della temperatura associato spesso a sudorazione evidente. Nei bambini piccoli la puntata febbrile può associarsi a convulsioni. Questi episodi febbrili associati a intenso malessere si ripetono ogni 2-3 giorni. Nelle forme più gravi, soprattutto nei bambini piccoli, nelle donne in gravidanza e nei soggetti in cattive condizioni generali, la malattia può evolvere rapidamente con il coinvolgimento del cervello, con convulsioni e coma. Il trattamento farmacologico, spesso con una combinazione di medicine è molto efficace, soprattutto se iniziato precocemente

*Medico, già direttore Soc Anestesia e Rianimazione Ospedale S.M. Annunziata Firenze